Un Otello dorato inaugura la stagione del Teatro La Fenice di Venezia

di Gabriele Isetto


Dopo cinque anni di assenza, al Teatro La Fenice di Venezia è tornato l’Otello di Verdi che inaugura la stagione lirica, in un magnifico allestimento curato da Fabio Ceresa. L’unica cosa che ha fatto discutere il pubblico, è stata la scelta registica di non rappresentare il protagonista di colore, ma di carnagione bianca. Come afferma lo stesso Ceresa nel programma di sala, ciò è stato fatto per mettere in risalto le passioni e i sentimenti di Otello invece di rappresentare l’uomo esteriormente. Questa può essere una scelta giusta, che potrei anche condividere, ma che però cozza con il libretto di Arrigo Boito dove molti sono i riferimenti al Moro di Venezia.
Perfetta la direzione del maestro Myung-Whun Chung che, con la sua bacchetta, velocizza la partitura verdiana come ad esempio durante la tempesta o  nei momenti più intimi, per mettere in evidenza la psicologia dei personaggi.
Ottimo il coro, guidato da Alfonso Caiani, che ha dato vita ai soldati, ai gentiluomini e alle gentildonne di Cipro che in quest’opera sono molto importanti e che con la loro intensità vocale e recitativa rendono al meglio i loro ruoli.


Francesco Meli lo vediamo qui al suo debutto nel ruolo di Otello, più a suo agio nei duetti con Jago e Desdemona che nei momenti corali, tutto sommato è riuscito a conquistare il pubblico con il suo ottimo timbro vocale. Il vero protagonista della tragedia è però Jago, interpretato dall’eccezionale Luca Micheletti, che con il suo canto e la sua ottima presenza scenica trama alle spalle del Moro. Buona la prova di Karah Son (Desdemona) che ha una voce molto dolce e sottile e che ha raggiunto il massimo nell’ultimo atto con l’Ave Maria. Altri i personaggi di contorno ai protagonisti e tutti i cantanti sono stati all’altezza: Francesco Marsiglia (Cassio), Enrico Casari (Roderigo), Francesco Milanese (Lodovico), William Corrò (Montano), Anna Malavasi (Emilia).
Magnifico l’aspetto visivo della messinscena. Massimo Checchetto ha ideato un bellissimo impianto scenico fisso che accompagna tutta l’opera interamente color d’oro, dove vengono proiettati dei mosaici dallle tinte forti che si ispirano chiaramente alla Basilica di San Marco della Serenissima. Non solo, il colore dorato, sembra riprendere il colore del Teatro La Fenice, quasi ne fosse una continuazione. Incantevoli anche i costumi curati da Claudia Pernigotti, la maggior parte dei quali dorati, che si intonano perfettamente con la scenografia.


Come detto all’inizio dell’articolo, in questa messinscena il regista ha voluto sottolineare i sentimenti del protagonista ed infatti per quasi tutto lo spettacolo in scena si muovono dei mimi quasi a rappresentare i sentimenti rinforzando l’idea registica: alcuni richiamano quasi delle creature infernali, altri indossano delle grandi ali, e uno solo ha una maschera da leone, per richiamare appunto il Leone di San Marco che altri non è che Otello.
Insomma, uno spettacolo che merita assolutamente di essere visto per la sua eleganza e la sua sontuosità.

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