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La freschezza e la giovinezza di Boheme nella lettura di Massimo Gasparon

di Gabriele Isetto La passione per il teatro e per il mondo dell’opera lirica si trasmette di padre in figlio. È proprio vero! Sul palcoscenico di Torre del Lago, per questa estate dedicata al centenario della morte di Giacomo Puccini, il regista Massimo Gasparon, figlio del maestro Pier Luigi Pizzi, ha messo in scena una sua convincente lettura della Bohéme di cui ha curato anche la scenografia, i costumi e le luci. L’idea che Gasparon ha voluto dare alla sua messinscena si è rivelata molto efficace: una Bohème della gioventù, come possiamo vedere dalla deliziosa scenografia e dai bellissimi costumi indossati dai protagonisti. Al centro del palcoscenico un gigantesco edificio ruotante, con tanto di comignolo fumante nel primo atto, che poi, di volta in volta girando su se stesso, dà vita ai vari ambienti in cui si svolge l’opera: la soffitta bianca simbolo della purezza e della giovinezza, il Caffè Momus e la dogana. Anche negli abiti indossati dai protagonisti e dal coro, tutti sopra

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