La pioggia non ha impedito il successo di Manon Lescaut

di Gabriele Isetto



Era dal 2003 che al Festival Puccini di Torre del Lago non andava in scena la Manon Lescaut. A distanza di vent’anni è finalmente tornata su questo palcoscenico, firmata dal regista Massimo Gasparon che ha curato anche la scenografia ed i costumi.
Peccato però che la serata sia stata interrotta (e poi ripresa, ma finita al pianoforte) a causa del maltempo alla fine del terzo atto anche se bisogna dire che la pioggia è caduta a pennello perché durante l’intermezzo del terzo atto sul ledwall scorrevano le immagini di un mare in tempesta ed i tuoni, purtroppo reali, sembravano parte integrante dello spettacolo.


Ottima la direzione d’orchestra del maestro Beatrice Venezi che ha guidato gli strumentisti con grande passione e grinta mettendo in risalto, come lei stessa afferma, tutta la carica umana presente in Manon Lescaut. Un plauso al coraggioso pubblico che è rimasto in teatro per vedere l’ultimo atto e che ha anche ammirato la maestria con cui la Venezi ha portato a termine l’opera al pianoforte, dal momento che era impossibile il rientro dell’orchestra.
Alessandra Di Giorgio (Manon) e Andeka Gorrotxategi (Des Gireux), nei ruoli dei due protagonisti hanno retto alla perfezione la scena non perdendosi mai d’animo e mettendo in evidenza la passione di cui è pervasa l’opera. Nicola Farnesi è risultato essere un bravissimo Lescaut, fratello di Manon, con un ottimo timbro vocale. Geronte è stato interpretato perfettamente da Andrea Concetti. Molto dettagliato il fraseggio dell’Edmondo di Matteo Roma, che ha un ruolo fondamentale per la storia soprattutto nel primo atto. Infine, voglio nominare gli altri quattro bravi cantanti, senza i quali la storia di Manon non avrebbe senso: Eugenio Maria Degiacomi (Oste e il comandante di marina), Elena Belfiore (Musico), Saverio Pugliese (Maestro di Ballo e lampionaio) e Francesco Lombardi (Sergente degli Arcieri).


Efficace e molto sfarzoso l’aspetto visivo dello spettacolo intriso di storia dell’arte sin dal primo atto con al centro una gigantesca statua raffigurante il Ratto di Proseprina del Bernini. Anche le bellissime immagini del ledwall hanno contribuito a dare risalto alla messinscena come ad esempio le carrozze trainate da cavalli e la grandissima nave, che davano una forte sensazione di realtà. Da segnalare nel secondo atto una particolarità, una scenografia nella scenografia, infatti sono state proiettate le scene ideate da Giacomo Torelli per un’opera del XVII secolo: La Venere gelosa. Lo sfarzo non è stato dato solo dalla scenografia, ma anche dai bellissimi costumi ottocenteschi.
La pioggia non ha impedito il grande successo di questa serata,  moltissimi sono stati gli applausi finali.

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