Teatro La Fenice: un’accurata ricerca storica per i due Foscari
di
Gabriele Isetto
Grazie
ad un’accuratissima ricerca storica il regista Grischa Asagaroff ha dato vita a
un allestimento molto dettagliato de I
due Foscari di Giuseppe Verdi, andato in scena al Teatro La Fenice di
Venezia.
Si
è trattato di uno spettacolo suggestivo, non solo per il bell’allestimento
scenico, ma anche perché la vicenda si svolge appunto a Venezia.
Quest’opera, pur essendo innovativa da un punto di vista musicale, è invece estremamente “statica” da un punto di vista narrativo e, a mio parere, proprio per questo motivo il regista per la costruzione dell’impianto scenico, assieme allo scenografo Luigi Perego, è partito dall’analisi del sepolcro di Francesco Foscari nella chiesa dei Frari della Serenissima, riproducendolo nei minimi dettagli. Da questo studio è nata l’idea di una torre a quattro facce alta sei metri, dove ogni faccia rappresenta un ambiente della storia, con l’aggiunta di altri oggetti che vengono portati in scena. Molto belli anche i costumi, curati dallo stesso scenografo, che richiamano l’epoca come, ad esempio, per gli abiti rosso fuoco indossati dal Consiglio dei Dieci o per il vestito dorato portato da Francesco.
Quest’opera, pur essendo innovativa da un punto di vista musicale, è invece estremamente “statica” da un punto di vista narrativo e, a mio parere, proprio per questo motivo il regista per la costruzione dell’impianto scenico, assieme allo scenografo Luigi Perego, è partito dall’analisi del sepolcro di Francesco Foscari nella chiesa dei Frari della Serenissima, riproducendolo nei minimi dettagli. Da questo studio è nata l’idea di una torre a quattro facce alta sei metri, dove ogni faccia rappresenta un ambiente della storia, con l’aggiunta di altri oggetti che vengono portati in scena. Molto belli anche i costumi, curati dallo stesso scenografo, che richiamano l’epoca come, ad esempio, per gli abiti rosso fuoco indossati dal Consiglio dei Dieci o per il vestito dorato portato da Francesco.
Ottima
la direzione di Sebastiano Rolli che è a capo dell’Orchestra del Teatro e che
ha saputo dare alla partitura verdiana la giusta potenza musicale che fa da
sfondo a questa storia tormentata sia nei momenti più intimi tra Jacopo e
Francesco, sia nei momenti corali come le scene con il Consiglio dei Dieci,
composto dal bravissimo coro diretto da Alfonso Caiani e che ha ricevuto i
meritati applausi.
La
vicenda si concentra principalmente su quattro personaggi: il Doge Francesco
Foscari, che in questa produzione è stato interpretato da un eccellente Luca
Salsi con un profondo timbro vocale e un portamento come richiesto dal
personaggio; peccato per Francesco Meli che stranamente non è risultato
pienamente all’altezza del personaggio di Jacopo Foscari, anche se nella
seconda parte dello spettacolo si è ripreso; Ottima la Lucrezia Contarini di
Anastasia Bartoli con un’eccellente dote canora e quasi sempre in scena; non
certo facile il ruolo del personaggio di Jacopo Loredano, membro del Consiglio
dei Dieci, ma Riccardo Fassi si è rivelato davvero all’altezza del ruolo. Ci sono
poi altri quattro personaggi minori nel dipanarsi della vicenda, che sono stati
interpretati al meglio: Marcello Nardis (Barbarigo), Carlotta Vichi (Pisana),
Victor Hernan Godoy (Fante) e Enzoi Borghetti (Servo).
Lo
spettacolo è stato un successo e gli spettatori una volta usciti dal Teatro
sono passati dalla scenografia virtuale a quella reale della splendida città di
Venezia.