del costume teatrale. Oggetti per esibirsi nello spettacolo e in società
di
Gabriele Isetto
Se
la risposta è sì, dovete assolutamente rintracciare e consultare il volume Storia del costume teatrale. Oggetti per
esibirsi nello spettacolo e in società, un interessante saggio, edito da
Carocci Editore, di Paola Bignami, oggi purtroppo deceduta, che ha insegnato
Teoria e storia della scenografia presso il corso DAMS dell’Università di
Bologna.
Il volume è diviso in undici capitoli, ognuno dedicato a un preciso periodo storico. L’excursus parte dal teatro greco e latino analizzando soprattutto le fonti (i vasi e i testi teatrali) giunte fino a noi per poter comprendere che tipo di abiti gli attori indossavano durante gli allestimenti delle tragedie e delle commedie. Il secondo capitolo è invece dedicato al teatro medievale e l’autrice spiega che tipo di costumi venivano usati nelle sacre rappresentazioni; sempre in questo capitolo si sofferma sull’abito a righe multicolore indossato dal giullare, chiamato anche buffone di corte.
Continuando a sfogliare le pagine di questo saggio si arriva al dramma pastorale del Quattrocento e Cinquecento in cui sono analizzati due avvenimenti storici fondamentali: il primo riguarda Leonardo da Vinci che si trova alla corte degli Sforza e diventa costumista di corte, il secondo si basa sull’inaugurazione del Teatro Olimpico di Vicenza nel 1585 con l’Edipo re di Sofocle.
Ci vorrebbero molte righe per descrivere capitolo per capitolo quello che troverete in questo bel volume della Bignami, e non voglio certo rovinarvi la sorpresa, ma vi dirò soltanto che proseguendo nella lettura dei capitoli troverete un’approfondita analisi del costume in ambito barocco, nella Commedia dell’Arte (ovviamente dedicata a Goldoni e alla messinscena di Arlecchino servitore di due padroni), nel teatro inglese con Shakespeare, in quello francese con Molière e in quello spagnolo con il El siglo de oro.
Voglio però spendere qualche parola sugli ultimi tre capitoli che chiudono il volume, tutti dedicati al teatro del Novecento. Si parte con la prima metà del secolo dove vengono analizzati i guardaroba di attori e attrici come Eleonora Duse per poi arrivare a costumisti importantissimi come Fortuny, Caramba e Brachetti. Il decimo capitolo è incentrato sulle avanguardie del Novecento, cioè su quei registi che rivoluzionano il teatro (non a caso si parla di Futurismo) come ad esempio Appia, Craig e Brecth. Il libro si chiude con l’undicesimo capitolo dedicato sia alle grandi sartorie teatrali, come Tirelli di Roma, che firmano molti capolavori, sia agli stilisti di moda che creano costumi per spettacoli teatrali come ad esempio Giorgio Armani che ha disegnato gli abiti per Tosca Amore Disperato di Lucio Dalla.
Ovviamente questo saggio è stato scritto nel 2005 ed ovviamente si sono fatti avanti sia altri costumisti che hanno fatto carriera, sia altri stilisti che hanno prestato il loro nome per allestimenti teatrali.
Il volume è diviso in undici capitoli, ognuno dedicato a un preciso periodo storico. L’excursus parte dal teatro greco e latino analizzando soprattutto le fonti (i vasi e i testi teatrali) giunte fino a noi per poter comprendere che tipo di abiti gli attori indossavano durante gli allestimenti delle tragedie e delle commedie. Il secondo capitolo è invece dedicato al teatro medievale e l’autrice spiega che tipo di costumi venivano usati nelle sacre rappresentazioni; sempre in questo capitolo si sofferma sull’abito a righe multicolore indossato dal giullare, chiamato anche buffone di corte.
Continuando a sfogliare le pagine di questo saggio si arriva al dramma pastorale del Quattrocento e Cinquecento in cui sono analizzati due avvenimenti storici fondamentali: il primo riguarda Leonardo da Vinci che si trova alla corte degli Sforza e diventa costumista di corte, il secondo si basa sull’inaugurazione del Teatro Olimpico di Vicenza nel 1585 con l’Edipo re di Sofocle.
Ci vorrebbero molte righe per descrivere capitolo per capitolo quello che troverete in questo bel volume della Bignami, e non voglio certo rovinarvi la sorpresa, ma vi dirò soltanto che proseguendo nella lettura dei capitoli troverete un’approfondita analisi del costume in ambito barocco, nella Commedia dell’Arte (ovviamente dedicata a Goldoni e alla messinscena di Arlecchino servitore di due padroni), nel teatro inglese con Shakespeare, in quello francese con Molière e in quello spagnolo con il El siglo de oro.
Voglio però spendere qualche parola sugli ultimi tre capitoli che chiudono il volume, tutti dedicati al teatro del Novecento. Si parte con la prima metà del secolo dove vengono analizzati i guardaroba di attori e attrici come Eleonora Duse per poi arrivare a costumisti importantissimi come Fortuny, Caramba e Brachetti. Il decimo capitolo è incentrato sulle avanguardie del Novecento, cioè su quei registi che rivoluzionano il teatro (non a caso si parla di Futurismo) come ad esempio Appia, Craig e Brecth. Il libro si chiude con l’undicesimo capitolo dedicato sia alle grandi sartorie teatrali, come Tirelli di Roma, che firmano molti capolavori, sia agli stilisti di moda che creano costumi per spettacoli teatrali come ad esempio Giorgio Armani che ha disegnato gli abiti per Tosca Amore Disperato di Lucio Dalla.
Ovviamente questo saggio è stato scritto nel 2005 ed ovviamente si sono fatti avanti sia altri costumisti che hanno fatto carriera, sia altri stilisti che hanno prestato il loro nome per allestimenti teatrali.