Storia del teatro latino
di
Gabriele Isetto
Nel
2020 la Carocci Editore ha pubblicato un interessantissimo saggio: Storia del teatro latino, curato da
Gianna Petrone e contenente vari saggi di professori universitari che si sono
dedicati allo studio del teatro in questo periodo storico.
Nel
primo ed esauriente saggio, Salvatore Monda contestualizza la nascita del
teatro a Roma partendo dal 240 a.C. quando Livio Andronico portò in scena uno
spettacolo chiamato fabula da cui poi
si evolveranno tutti gli altri generi del teatro: le sature (canti con melodie accompagnate dal faluto), la tragedia, la
commedia ecc. Soffermandosi soprattutto sulla tragedia e la commedia, Monda
illustra perfettamente l’influenza che il teatro greco ha avuto su quello
latino: molti autori romani infatti, Seneca in primis, hanno riscritto tragedie
greche come la storia di Edipo e Medea. Proseguendo questo saggio, l’autore
analizza il contesto culturale dell’epoca, soffermandosi sui ludi cioè sulle feste in onore di Giove
Ottimo Massimo durante le quali venivano allestiti spettacoli in teatri prima
di legno e poi in muratura. Infine l’autore si sofferma sull’aspetto visivo
delle rappresentazioni che venivano fatte, analizzando le maschere, i costumi,
ma soprattutto la musica, che a quanto pare non esisteva nel teatro greco ma
che è fondamentale in quello latino.
Proseguendo, nel secondo capitolo scritto da Rita Degl’Innocenti Pierini, abbiamo una mirata e chiara visione del teatro tragico nella Roma repubblicana. Dopo un’attenta analisi di come nasce la tragedia latina, soprattutto grazie all’autore tragico Nevio che introdusse la tragedia fabula praretexa (cosi chiamata per via della toga usata dai magistrali), l’autrice fa un breve excursus sugli autori di questo periodo: Livio Andronico, Quinto Ennio, Pacuvio e Lucio Accio.
Successivamente la curatrice del volume, dopo un brevissimo sguardo al ruolo della palliata (cioè la commedia greca), si sofferma in maniera molto esaustiva sulla figura di Plauto, analizzando inizialmente il teatro dell’autore nel contesto culturale, la sua drammaturgia e la struttura delle sue opere per poi arrivare ad un’analisi molto dettagliata delle opere stesse e per citarne alcune: Casina, Miles gloriosus e Rudens.
Nei
capitoli successivi (il sesto, settimo e ottavo), il professor Maurizio Massimo
Bianco si concentra su due importanti drammaturghi e la fabula togata. Il primo autore di cui ci parla è Cecilio Stazio,
fondamentale perché fa da “ponte” tra Plauto e Terenzio e proprio a
quest’ultimo è dedicato il settimo capitolo in quanto autore di sei commedie
(qui analizzate) di cui ci sono arrivate tutte le didascalie. Il professor
Bianco termina il saggio analizzando la fabula
togata.
Andando avanti con questa interessantissima lettura, nel nono capitolo (di Salvatore Monda) vengono brevemente spiegate le origini e le caratteristiche della fabula atellana, caratterizzata dalla presenza in scena di maschere fisse.
Bernhard Zimmermann, nel decimo saggio, ci parla del mimo e del pantomimo a Roma. Il primo era uno spettacolo dai toni schietti e legato alla comicità popolare, il secondo prevedeva la presenza di un solo ballerino che accompagnato dal flauto e dell’orchestra interpretava tutti i personaggi, accompagnato dal coro.
L’undicesimo e dodicesimo capitolo, di Alfredo Casamento, sono concentrati sul drammaturgo tragico più famoso del teatro latino: Seneca. Partendo dal contesto culturale, la struttura delle sue opere e le tematiche (la più importanti per l’autore latino erano il delitto familiare e la tirrania) analizza una per una le tragedie e per citarne alcune: Le Troiane, Medea, Edipo, Agamennone e Tieste.
Il volume, che consiglio vivamente di leggere per chi vuole approfondire la storia del teatro latino, si conclude con un interessante saggio di Elena Rossi Linguanti concentrato sull’influenza che il teatro latino avrà su autori futuri come ad esempio Molière (Anfitrione), Voltaire (Tieste) e Ugo Foscolo (Tieste) che hanno riscritto questi capolavori.
Proseguendo, nel secondo capitolo scritto da Rita Degl’Innocenti Pierini, abbiamo una mirata e chiara visione del teatro tragico nella Roma repubblicana. Dopo un’attenta analisi di come nasce la tragedia latina, soprattutto grazie all’autore tragico Nevio che introdusse la tragedia fabula praretexa (cosi chiamata per via della toga usata dai magistrali), l’autrice fa un breve excursus sugli autori di questo periodo: Livio Andronico, Quinto Ennio, Pacuvio e Lucio Accio.
Successivamente la curatrice del volume, dopo un brevissimo sguardo al ruolo della palliata (cioè la commedia greca), si sofferma in maniera molto esaustiva sulla figura di Plauto, analizzando inizialmente il teatro dell’autore nel contesto culturale, la sua drammaturgia e la struttura delle sue opere per poi arrivare ad un’analisi molto dettagliata delle opere stesse e per citarne alcune: Casina, Miles gloriosus e Rudens.
Andando avanti con questa interessantissima lettura, nel nono capitolo (di Salvatore Monda) vengono brevemente spiegate le origini e le caratteristiche della fabula atellana, caratterizzata dalla presenza in scena di maschere fisse.
Bernhard Zimmermann, nel decimo saggio, ci parla del mimo e del pantomimo a Roma. Il primo era uno spettacolo dai toni schietti e legato alla comicità popolare, il secondo prevedeva la presenza di un solo ballerino che accompagnato dal flauto e dell’orchestra interpretava tutti i personaggi, accompagnato dal coro.
L’undicesimo e dodicesimo capitolo, di Alfredo Casamento, sono concentrati sul drammaturgo tragico più famoso del teatro latino: Seneca. Partendo dal contesto culturale, la struttura delle sue opere e le tematiche (la più importanti per l’autore latino erano il delitto familiare e la tirrania) analizza una per una le tragedie e per citarne alcune: Le Troiane, Medea, Edipo, Agamennone e Tieste.
Il volume, che consiglio vivamente di leggere per chi vuole approfondire la storia del teatro latino, si conclude con un interessante saggio di Elena Rossi Linguanti concentrato sull’influenza che il teatro latino avrà su autori futuri come ad esempio Molière (Anfitrione), Voltaire (Tieste) e Ugo Foscolo (Tieste) che hanno riscritto questi capolavori.