Don Pasquale: un incontro tra lirica e cinema
di
Gabriele Isetto
Un
divertentissimo spettacolo è stato ospitato sul palcoscenico del Teatro Verdi
di Pisa, il Don Pasquale di Gaetano
Donizetti, opera buffa con la regia di Gianni Marras che, dal 1998 al 2001, ha
lavorato come aiuto regista per la Compagnia della Rancia per la realizzazione
di diversi musical: infatti l’opera di Donizetti ha una trama talmente leggera
e divertente che per alcuni aspetti potrebbe essere paragonata ad un musical.
Il
Maestro Carmine Pinto ha diretto ottimamente e con competenza l’Orchestra Arché
fin dalla sinfonia iniziale e nel proseguo dell’opera è ben riuscito a rendere l’alternanza
musicale tra i momenti più giocosi e divertenti e quelli più intimi, come nella
serenata e notturno «Com’è gentil», senza mai tradire la partitura
donizettiana.
Un plauso anche al Coro Arché, guidato da Marco Bargagna, che compare solamente nel terzo atto ma che è stato comunque molto apprezzato per la sua vocalità.
Un plauso anche al Coro Arché, guidato da Marco Bargagna, che compare solamente nel terzo atto ma che è stato comunque molto apprezzato per la sua vocalità.
Solitamente
il Don Pasquale raramente appare nei
cartelloni delle stagioni teatrali invece meriterebbe un riguardo diverso
avendo una trama leggera e senza tragici finali, cosa che potrebbe attirare un
pubblico più giovane o meno “allenato” alla visione di un’opera. Don Pasquale
(un’eccellente Michele Govi, basso buffo dalla potente voce squillante) è un
anziano molto ricco che non vede di buon occhio il nipote Ernesto
(un’accettabile César Cortés, un po’ giù di tono vocalmente ma con una buona
mimica facciale) perché non vuole prendere in sposa una zitella che gli “offre”
lo zio, perché innamorato di Norina (Elisa Verzier, la più brava della
compagnia, che regge perfettamente la scena). Pasquale decide allora di
diseredare il nipote e di sposarsi a sua volta chiedendo aiuto al dottor
Malatesta (il simpaticissimo Daniele Terenzi che ha strappato più volte i
sorrisi del pubblico nei duetti con Michele Govi) che decide invece, tramite un
sotterfugio, di aiutare i due giovani innamorati. Da qui nasce tutta una serie
di inganni nei confronti di Pasquale che porteranno ovviamente al lieto fine
per Ernesto e Norina. Da citare anche gli altri due bravi membri della
compagnia: il notaro di Tommaso Tomboloni e il bravissimo mimo Daniele Palumbo.
Come
detto inizialmente, questo dramma buffo può essere paragonato a un musical, infatti Davide Amadei ha creato
delle scenografie e dei costumi molto colorati e vivaci, che richiamano il
cinema anni ’60 come ad esempio il sipario in cui il font del titolo dell’opera
ricorda quello usato nel cinema di quegli anni o la famosa scena della vespa in
Vacanze romane (1953). Molto buona e
apprezzata l’idea registica di inserire delle piccole scenette eseguite dal
mimo, come ad esempio l’autista di Norina che tenta (con successo) di rianimare
un barboncino “ucciso” da Pasquale e che, a parere di chi scrive, risulta
essere la più simpatica.
Il
pubblico ha ben reagito allo spettacolo con lunghi applausi finali grazie alla
divertente trama e alla messinscena proposta.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di ©J. Diego Bianchi