Cyrano, Pinocchio e il musical: ma perché?
di
Gabriele Isetto
Ma
che bisogno c’era di fare questo adattamento teatrale della celebre storia
dello sfortunato “nasone” Cyrano de Bergerac? Il Teatro Goldoni di Livorno ha
ospitato una versione veramente assurda del famosissimo testo di Edmond
Rostand.
Il
regista Arturo Cirillo, che interpreta anche il protagonista, in quasi due ore
di spettacolo ha dato vita ad un miscuglio, a mio parere senza senso, tra il
testo di Rostand, Pinocchio di
Collodi e il mondo del musical creando
soltanto confusione tra le varie storie. Chiari riferimenti, troppo marcati,
alla celebre storia del burattino dal lungo naso come ad esempio Rossana, la
donna amata da Cyrano, che si trasforma magicamente nella Fata Turchina;
l’amico di Cyrano in alcune battute dello spettacolo viene chiamato proprio
“Grillo Parlante”; la governante di Rossana che qui assume il nome ben
specifico di Lumaca, guarda caso lo stesso nome dell’aiutante della Fata
Turchina; infine, la cosa che più ha sorpreso gli spettatori, Cyrano si
trasforma in Geppetto entrando in scena con tanto di legno (da cui il falegname
ricaverà Pinocchio) e cantando il famoso motivo cantato da Nino Manfredi nello
sceneggiato Pinocchio (1972).
Cirillo,
come si legge nelle note di regia, era stato affascinato dal musical Cyrano visto da ragazzino a Napoli, ma
la sua intenzione non è stata quella di riproporre, anche rivisitandolo, quel musical
ma ha realizzato una contaminazione di generi, ottenendo come risultato uno
spettacolo abbastanza noioso e facendo si che gli attori dovessero anche
cantare, ma non sempre sono risultati in grado di farlo con buoni risultati.
Parlando
del cast, in scena solo sei persone e ognuno di loro dà vita a più personaggi. Si
sono distinti per la loro bravura recitativa e mimica Giulia Trippetta nel
ruolo di Lumaca e Giacomo Vigentini nel ruolo di Cristiano. Buona la prova di
Rosario Giglio per l’interpretazione di Raguneau e Francesco Petruzzelli per il
suo De Guiche. Meno a fuoco i due protagonisti: la Rossana di Valentina Picello
e il Cyrano di Arturo Cirillo.
A
suo modo interessante l’aspetto visivo. La scenografia ruotante di Dario
Gessati racchiude tutta la vicenda con un grande velo che si alza e si abbassa
per nascondere degli eventi. Belli e colorati i costumi di Gianluca Flasachi, anche
se decisamente fuori contesto e che spaziano tra vari generi: il mondo del
musical A chorus line, le drag queen e i chiari riferimenti a
Pinocchio in particolare il costume turchino di Rossana con tanto di parrucca
turchina, chiaro riferimento alla Fata.