Eduardo De Filippo e Nino Rota: due grandi nomi per un’opera lirica
di
Gabriele Isetto
Al
Teatro Verdi di Pisa si è conclusa con successo la tournée di una particolare opera lirica con la regia di Fabio
Sparvoli e che vede uniti due importanti nomi del mondo dello spettacolo,
stiamo parlando di Napoli milionaria composta
tra il 1973 e il 1977 su libretto di Eduardo De Filippo, tratta dalla sua
omonima commedia e con musiche del Premio Oscar Nino Rota.
La
trama dell’opera segue abbastanza fedelmente il copione teatrale anche se ci
sono delle differenze soprattutto per quanto riguarda il finale; la versione in
musica è molto più “oscura” e pessimista rispetto al testo della prosa, tant’è
che si conclude con la morte del figlio di Gennaro Iovine, cosa che invece non
accade nella commedia e ciò comporta che non venga pronunciata la famosa frase
che chiude il testo “Ha da passà à nuttata”, qui sostituta con “E’ la guerra
Amà” che fa assumere un diverso significato alla conclusione.
Ottima
la direzione di Jonathan Brandani, alla guida dell’Orchestra Giovanile Italiana
che ha eseguito alla perfezione la partitura. Peccato però che, trattandosi di
un’opera moderna e quindi avendo una diversa strumentazione rispetto ad opere
classiche, la potente musica in alcune parti sovrastava le voci dei cantanti,
problema che si è verificato anche in altri teatri.
Tutti
i giovani cantanti, appartenenti al progetto LTL Opera Studio 2019, hanno reso
merito a quest’opera dando vita, chi più chi meno in maniera convincente, ai
personaggi di questo dramma: Salvatore Grigoli (Gennaro Iovine), Elena Memoli
(Amalia), Gesua Gallifoco (Maria Rosaria), Andrea Galli (Amedeo), Alessandro
Fantoni (Settebellizze), Yuri Miscante Guerra (Peppe ‘o cricco), Lorenzo
Liberali (Riccardo Spasiano), Nicolò Casi (Federico), Alessandro Ceccarini
(Prevete), Mauro Secci (Pascalino), Gianluca Tumino (Ciappa), Aran Matsuda
(Johnny), Antonia Fino (Adelaide Schiano), Rebecca Pieri (Assunta), Adina
Vilichi (Donna Peppenella) e Maria Chiara Vigoriti (Donna Vincenza).
Bella
e convincente la scenografia di Alessandra Torella, semplice ma efficace che
riprende perfettamente le didascalie di Eduardo: misera e in degrado nel primo
atto con il letto e il tavolino, ma più ricca e abbellita nel secondo e terzo
per sottolineare il cambiamento della Napoli milionaria. Lo stesso discorso
vale per i costumi, sempre di Alessandra Torella e ripresi da Rosanna Monti,
che ben rappresentano la condizione socio-economica nel susseguirsi della
trama.
Nel
1977 quando debuttò quest’opera fu accolta con moltissime critiche negative dai
giornalisti, ma non è certo questo il caso del 2022.
Le
foto di scena a corredo dell’articolo sono di © Andrea Simi