Anna Bolena al Carlo Felice: ottima la parte musicale, pecche nella parte visiva

di Gabriele Isetto


L’ultimo allestimento della tragedia lirica Anna Bolena di Gaetano Donizetti al Teatro Carlo Felice di Genova risale al 1851 ed è stato finalmente riproposto con la regia di Alfonso Antoniozzi, che non ha del tutto convinto.
Una delle prime cose che ha colpito lo spettatore è stata la scelta della morte della protagonista non più, come avviene nel libretto di Felice Romani dove la protagonista muore di sfinimento dopo la scena della pazzia, ma viene decapitata con una spada e questo a richiamare la realtà dei fatti storici.
Il maestro Sesto Quartini ha diretto in maniera eccellente l’orchestra del Teatro mantenendo il pathos che richiede la partitura per tutta la durata dell’opera.
Come sempre una grande prova da un punto di vista vocale è stata data dal coro del Carlo Felice, ottimamente guidato da Francesco Aliberti. In quest’opera il coro è fondamentale e quasi sempre protagonista, ma purtroppo in questa messinscena è stato un po’ troppo statico.


Un grandissimo ringraziamento va ad Angela Meade, soprano con una grandissima voce perfetta per il ruolo della protagonista che, a causa di un piccolo incidente (nulla di grave), ha dovuto momentaneamente interrompere l’opera che poi ha portato egregiamente a termine. Eccellente il Percy di John Osborn, con forte presenza scenica e ottima tonalità. Molto convincente e con un potente timbro vocale il bravissimo Nicola Ulivieri nel ruolo di Enrico VIII. Marina Comparato ha dato vita adeguatamente al paggio Semeton, un personaggio abbastanza importante. Accettabile la Giovanna di Sonia Ganassi che ha dato il meglio di se nel primo atto durante il duetto con Enrico, calando poi nel prosieguo dello spettacolo. Infine chiudono il cast i bravi e capaci Roberto Maietta (Lord Rochefort) e Manuel Pierattelli (Sir Hervey).


Le pecche riguardano l’aspetto visivo infatti, la scenografia di Monica Manganelli a tratti ha lasciato un po’ a desiderare: possiamo dire che nel primo atto era divisa in due piani, la parte alta bella e molto classica con il trono e due lampadari, la parte bassa molto contemporanea con dei tavolini da bar senza senso che fortunatamente sono stati tolti nel secondo atto. Tutto l’impianto scenografico è accompagnato poi da semplici videoproiezioni prive di significato. Nei costumi di Gianluca Falaschi, a loro modo molto belli e curati nei dettagli ma non adeguati per quest’opera, troviamo una commistione di varie epoche che non ha un perché.
Lo spettacolo però nel complesso è stato un successo grazie alla direzione d’orchestra e al cast che ha ricevuto moltissimi applausi anche a scena aperta.
 

 

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