I Casalinghi disperati fanno sorridere e riflettere
di
Gabriele Isetto
Finalmente
dopo il lunghissimo periodo di pausa dovuto alla pandemia il Cinema Teatro 4
Mori di Livorno ha riaperto le sue porte con grande gioia. Prima che iniziasse
lo spettacolo Casalinghi disperati il
direttore del teatro, Emanuele Barresi, ha ringraziato il pubblico per la
presenza dando di nuovo il via alla stagione teatrale.
La
storia dello spettacolo che abbiamo visto sul palcoscenico narra la storia di
tre uomini che a causa della separazione dalle rispettivi mogli si ritrovano a
condividere un appartamento diventando appunto casalinghi disperati. Tutto
sembra andare bene fino a quando non arriva il vicino chiedendo ospitalità e…per
sapere come va a fine dovete andare a vedere questa piacevole commedia.
In modo molto divertente, ma mai banale, si riflette su quelle che sono le problematiche a cui quotidianamente ognuno di loro va incontro e quindi si parla di problemi economici perché devono mantenersi e mantenere i figli, di amore in tutte le sue sfaccettature ed anche della sua fine.
In modo molto divertente, ma mai banale, si riflette su quelle che sono le problematiche a cui quotidianamente ognuno di loro va incontro e quindi si parla di problemi economici perché devono mantenersi e mantenere i figli, di amore in tutte le sue sfaccettature ed anche della sua fine.
Intelligente
la regia di Diego Ruiz che guida i quattro attori che non hanno bisogno di
presentazione avendo tutti volti molti noti perché spesso visti anche in
televisione: Max Pisu (Alberto), Danilo Brugia (Luigi), Gianni Ferreri (Giulio)
e Nicola Pistoia (Attilio). Questi bravissimi “casalinghi” si muovono con
abilità all’interno di un’unica e bella scenografia ruotante, ideata da Mauro
Paradiso, che ha la facciata di una grande torta di nozze.
L’interessante
dello spettacolo è che stavolta viene presentato il punto di vista maschile
nella separazione mentre invece è molto più facile che vengano rappresentate le
difficoltà incontrate dalle donne separate.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Luigi Cerati