La Bohème cinematografica ed impressionista di Ettore Scola
di
Gabriele Isetto
Una
Bohème decisamente e fortemente
cinematografica quella andata in scena a Torre del Lago nell’ambito del 67°
Festival Puccini e la regia, del grande regista cinematografico Ettore Scola, è
stata ripresa da suo nipote Marco Scola di Mambro. Riproposizione riuscita,
visto che questo allestimento ha avuto un grandissimo successo di pubblico.
Davvero
ottima la direzione di Enrico Calesso che rispettando la partitura del Maestro,
e dando risalto ai momenti più intimi dell’opera, ha guidato con abilità
l’Orchestra del Festival Puccini.
Come
sempre Roberto Ardigò ha preparato il bravissimo Coro del Festival, fondamentale
nel secondo atto.
Come
detto prima questa messinscena ha avuto un’influenza fortemente
cinematografica, soprattutto nell’aspetto visivo: la bella ed imponente
scenografia di Luciano Ricceri domina su tutto il palcoscenico e ruotando di
volta in volta ricrea l’atmosfera bohémien. Bellissimi i costumi creati da
Cristina Da Rold che non tradiscono mai né il libretto né la partitura. Nello
spettacolo non potevano mancare riferimenti alla storia dell’arte, in
particolare all’impressionismo francese, come ad esempio il personaggio di
Manet che nel secondo atto, defilato dall’azione centrale, dipinge una donna
nuda vicino al caffè Momuns.
Come
si legge nelle note di regia di Marco Scola di Mambro, un’altro elemento
fondamentale che rende questa Bohème cinematografica,
è la gestualità che ogni personaggio deve avere, cosa che è riuscita
sicuramente ed è stato dimostrato dai bravi cantanti: Polina Pasztircsàk (Mimì)
e Ivan Ayon Rivas (Rodolfo) inizialmente con un timbro vocale basso ma che si
sono ripresi nel corso della serata; ottime le prove di Maria Chabounia e
Kartal Karagedik rispettivamente Musetta e Marcello; bravissimi Tommaso Barea e
Abramo Rosalen che hanno dato vita ai personaggi di Schaunard e Colline. Da
menzionare anche gli altri valenti membri del cast: Matteo Mollica (Benoit),
Matteo Castrignano (Parpignol), Tommaso Corvaja (Sergente dei doganieri),
Michelangelo Ferri (doganiere), Giovanni Cervelli (venditore) e Nicola Peruzzi
Basile (ragazzo).
Le foto di scena a corredo dell’articolo soni di © Giorgio Andreuccetti e Aldo Umicini