La simbolica Traviata di Francesco Micheli
di
Gabriele Isetto
Ancora
una volta è andata in scena sul palcoscenico del Teatro del Maggio Musicale
Fiorentino la ripresa de La Traviata di
Giuseppe Verdi, nella particolare ma interessante regia di Francesco Micheli,
riscontrando pareri contrastanti tra i tradizionalisti dell’opera e chi invece
è aperto alle innovazioni.
Quello
che è certo è che non è una classica Traviata
con scenografie e costumi della prima dell’ottocento, ma è una messinscena
quasi simbolica e patriottica. Lo spettatore quando entra in sala vede da
subito l’intrigante impianto scenografico di Federica Parolini costituito da tre
grandi schermi quadrati illuminati, su cui inizialmente è proiettato il
tricolore. Questi schermi, durante la rappresentazione, vengono ruotati dai
personaggi in scena divenendo pedana su cui poi si svolge l’azione e su cui
vengono posti gli elementi scenici per rendere l’ambiente, come ad esempio
nell’ultimo atto, in cui la camera di Violetta è rappresentata da una grande
cassettiera (quasi a ricordare un archivio) in cui lei custodisce le varie
lettere ricevute dai suoi tanti amanti. Interessanti anche i costumi di Alessio
Rosati, tutti contemporanei che giocano sul contrasto tra il bianco ed il nero,
infatti non sono presenti colori molto vivaci proprio a sottolineare la
tragicità della storia d’amore tra Alfredo e Violetta.
Leonardo
Sini con la sua bacchetta dirige l’ottima Orchestra del Maggio Musicale,
rendendo giustizia al sentimento di struggimento amoroso, di ansia per la morte
imminente che pervade l’opera, non mancando però di vivacità nella famosa scena
della festa.
Veramente
bravo dal punto di vista canoro il coro del Maggio Musicale diretto da Lorenzo
Fratini, troppo statico però da un punto di vista coreografico durante gli
unici due momenti di gioia del melodramma, il brindisi in casa di Violetta e il
ballo in maschera a casa di Flora.
Eccellente
tutto il cast e su tutti hanno spiccato i bravissimi Antonio Poli (Alfredo) e
Gabriele Viviani (Giorgio Germont) applauditi più volte a scena aperta, Margarita
Levchuk una bellissima Violetta, dotata di bel timbro vocale, un po’ debole nel
primo atto ma che si è ripresa perfettamente;
le
interpreti degli altri due personaggi femminili Nikoleta Kapetanidou (Flora) e
Julia Costa (Annina) hanno reso al meglio i loro personaggi, soprattutto la
Costa nel tragico finale; ottimo anche il resto della compagnia: Antonio Garès
(Gastone), Francesco Samuele Venuti (Douphol), Min Kim (d’Obigny), Shuxin Li
(Dottor Grenvil), Massimiliano Esposito (Giuseppe), Diego Barretta (domestico),
Lisandro Guinis (Commissario).
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Michele Monasta