Un colorato Barbiere di Siviglia incanta il Teatro Carlo Felice di Genova
di
Gabriele Isetto
Lunghi
e meritati applausi, anche a scena aperta, per un tradizionale allestimento
nato nel 2005 del Barbiere di Siviglia andato
in scena al Teatro Carlo Felice di Genova con la regia di Filippo Crivelli.
Iniziamo subito con un riconoscimento al regista che ha reso l’opera più
accattivante accentuando la gestualità del cast, a volte anche eccessivamente, ma
che ha comunque prodotto un buon riscontro nel pubblico, che si è divertito.
L’orchestra
del Teatro è stata diretta in maniera accurata da Alvise Casellati anche se, in
alcuni momenti, si è notata una lieve difficoltà di comunicazione con i
cantanti.
Riuscita la prova del coro guidato da Francesco
Aliberti, che ha saputo rendere l’allegria di questa commedia rossiniana pur
essendo presente in sole tre scene.
Venendo agli interpreti, un riconoscimento
particolare va a Matteo Macchioni che è subentrato nel ruolo
del Conte a causa di un’indisposizione di René Barbera, ma non è riuscito ad
esprimersi al meglio oscillando tra alti e bassi, tant’è che in alcuni momenti
la sua voce si perdeva. Veramente bravi Alessandro Luongo e Annalisa Stroppa
nei rispettivi ruoli di Figaro e Rosina con una recitazione più classica il
primo, più spigliata la seconda, e timbri canori adatti ai personaggi. Convincenti
Palo Bordogna (Don Bartolo) e Giorgio Giuseppini (Don Basilio) che hanno saputo
rendere con eleganza e qualità i loro personaggi. Infine da segnalare la
buonissima e simpatica prova di Simona Di Capua nel ruolo della governante di
Bartolo.
I
veri “protagonisti” di questa messinscena sono però i costumi di Santuzza Calì
e le scenografie create (e in questo caso riprese) di Emanuele Luzzati,
purtroppo scomparso nel 2007. Il pubblico della sua città natale ha potuto
ammirare le bellissime scene dipinte con grande fantasia di colori, non a caso
Luzzati diceva «se ascoltate attentamente la musica del Barbiere ci trovate i colori». Il risultato visivo è sicuramente
azzeccato anche nei costumi della Calì, altrettanto “magici”, in cui ritroviamo
la magia della “colorata” partitura rossiniana.
Non
c’è dubbio che da sempre questo spettacolo è un cult del teatro d’opera, questo allestimento ancora di più grazie
al trittico Crivelli, Luzzati, Calì. Tutte le recite sono state sould out e speriamo che questo
spettacolo venga riproposto anche il prossimo anno per chi quest’anno non ha
potuto vederlo.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Marcello Orselli