Gabriele Lavia chiude con I giganti della montagna la sua trilogia pirandelliana
di
Gabriele Isetto
L’ultimo
capolavoro incompiuto di Pirandello I
giganti della montagna, scritto tra il 1930 e il 1934, ha aperto con grande
successo la nuova stagione del Teatro della Pergola di Firenze. Per essere
ancora più precisi il primo atto, dal titolo I fantasmi, vide la luce
nel dicembre del 1931 ed il secondo nel novembre del 1934. Per quanto riguarda
invece il terzo atto, questo fu scritto schematicamente dal figlio di
Pirandello su indicazione del padre agonizzante.
La
regia dello spettacolo è stata affidata a Gabriele Lavia, un “gigante” del
mondo del teatro, che ha messo in scena quest’opera pirandelliana rispettando
il testo e le tematiche del drammaturgo siciliano.
Uno
degli argomenti trattati nel testo e che Lavia adatta perfettamente,
soprattutto nella bella scenografia di Alessandro Camera, è la morte del teatro
“ucciso” dai signori della borghesia, ovvero i giganti della montagna. Di fatto
quando si apre il palcoscenico agli occhi dello spettatore si presenta un teatro
distrutto, spaccato in due e anche le poltroncine sono distrutte.
Altra
fondamentale tematica che viene affrontata è il metateatro, infatti la vicenda
dei Giganti ricorda Sei personaggi in cerca d’autore: un gruppo
di teatranti (la compagnia della contessa) che giunge in una villa ai piedi di
una montagna, detta la Scalogna (dove vivono gli scalognati), perché stanno
cercando un luogo dove mettere in scena un loro dramma La favola del figlio cambiato, che in realtà è un’altra opera di
Pirandello, il mago Cotrone suggerisce alla Contessa di allestire lo spettacolo
davanti ai Giganti della montagna, ma…
Su
tutti i membri del cast svetta l’ottima prova dell’istrionico Gabriele Lavia
che ci restituisce un Cotrone così come era stato descritto dal drammaturgo siciliano,
un personaggio saggio che spera in un teatro migliore. Altrettanto bravi tutti
gli altri attori tra cui si sono distinti: Federica Di Martino e Clemente
Pernarella nei rispettivi ruoli della Contessa e del Conte, entrambi con una
fortissima presenza scenica e una prova recitativa veramente buona. Ottima la
prova di coloro che hanno interpretato i fantocci del secondo atto (Luca
Pedron, Laura Pianto, Francesco Grossi, Davide Diamanti, Rita Debora Iannotta,
Sara Pallini, Roberta Catanese e Eleonora Tiberia) che con la loro mimica
sembravano realmente dei burattini, aiutati anche dai colorati costumi di
Andrea Viotti e dalle maschere di Elena Bianchini.
Un
elemento non presente nel testo originale, ma che Lavia ha aggiunto in maniera
funzionale, è l’abbattimento della quarta parete: nel copione i personaggi non
si rivolgono mai allo spettatore, ma il regista qui arriva addirittura a far
recitare alcuni dei personaggi in platea in mezzo agli spettatori.