Luisa Miller: la magia della musica verdiana incontra un luogo sacro
di
Gabriele Isetto
Nella
bella e suggestiva cornice della Chiesa di San Francesco del Prato di Parma è
andato in scena, in occasione del
Festival Verdi 2019 in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna e in
collaborazione con la Diocesi di Parma. un particolare allestimento del Teatro
Regio: Luisa Miller su libretto di
Salvatore Cammarano, tratto dal dramma Intrigo
e amore di Schiller.
Lev
Dodin, il regista a cui è stata affidata la messinscena, ha affermato di aver
scelto come luogo della rappresentazione un’antica chiesa gotica proprio perché
non esiste un luogo migliore se non quello
sacro dove il bene e il male, alla base di tutto l’umano e rappresentati
nelle loro varie sfaccettature da Verdi, possono raggiungere Dio come se si
trattasse quasi di una preghiera. Inevitabilmente la scelta del luogo comporta
la dispersione del suono anche se sono stati trovati i giusti accorgimenti
perché il problema fosse il minore possibile.
Per
questo avvenimento all’interno della chiesa è stato creato un vero e proprio
teatro con grandi impalcature di ferro dove gli spettatori sono stati avvolti dalla
bellezza architettonica della location in
cui risuonano le note della partitura verdiana eseguita egregiamente dall’Orchestra
del Teatro Comunale di Bologna diretta dal maestro Roberto Abbado.
Ottima
la prova del coro del Teatro Comunale di Bologna, diretto dal maestro Alberto
Malazzi, anche se purtroppo è stato seminascosto dalla struttura scenica per
tutto lo spettacolo. Altrettanto ottime le voci dei protagonisti che però non
hanno potuto esprimersi al meglio dal punto di vista della presenza scenica
perché troppo statici tranne che in alcune parti del terzo atto, per una
dettame registico. Tra i cantanti si sono distinti per il loro timbro e
controllo vocale: Amadi Lagha nel ruolo di Rodolfo e Riccardo Zanellato in
quello del conte di Walter. Bravo anche il resto della compagnia composto da:
Francesca Dotto (Luisa), Martina Belli (Federica), Gabriele Sagona (Wurm),
Francesco Vassallo (Miller), Veta Pilipenko (Laura) e Federico Veltri (Un
contadino).
Davvero
meritevole il lavoro di Aleksander Borovskij che ha curato sia gli elementi
scenici, la scena più riuscita quella del terzo atto con una grande tavola
imbandita di portate e candelieri, sia i costumi che rispettano l’epoca in cui
è ambientata la storia: il XVII secolo.
Uno
spettacolo che sicuramente merita di essere visto proprio per la particolarità
del luogo: un luogo sacro che incontra la magia della musica di Giuseppe Verdi.