Regalo di Natale: Il poker della vita
di Gabriele Isetto
Al
Cinema Teatro 4 Mori di Livorno è andato in scena lo spettacolo Regalo di Natale tratto dall’omonimo e
famoso film diretto da Pupi Avati. La regia della trasposizione teatrale,
realizzata da Sergio Pierattini, è stata curata da Marcello Cotugno che, pur rimanendo
fedele alla pellicola ha leggermente adattato le tematiche ambientandolo nel
2008, quindi anni pervasi dalla crisi economica e dalla scomparsa dei veri
valori perché ormai la vita di ognuno è basata più sull’apparenza che non sui
veri rapporti umani. Altro aspetto importante che viene affrontato è quello del
problema del gioco d’azzardo a cui oggi, proprio a causa della crisi, purtroppo
molte persone si affidano per risolvere i propri problemi economici.
Quattro
amici, che non si vedono da ben dieci anni, si riuniscono la sera della vigilia
di Natale per una partita di poker a cui è anche invitato un avvocato, il
cosiddetto “pollo” da spennare. Ben presto il tutto si rivelerà ben più di una
semplice partita perché faranno i conti prima di tutto con loro stessi e poi fra loro e quello che ne esce è un
ritratto amaro.
A
teatro non si può giocare più di tanto su sguardi ed espressioni facciali come
nel cinema, ma tutti i cinque attori sono comunque riusciti ad esprimere al
meglio il carattere dei propri personaggi. Filippo Dini, Giovanni Esposito,
Valerio Santoro, Gennaro Di Biase e Gigio Alberti hanno fatto diventare un
gioco di carte un gioco di vita, dove emergono i fallimenti, gli inganni, il
tradimento dell’amicizia e delle relazioni umane perché, al di là di come andrà
la partita, ognuno di loro è uno sconfitto, basti pensare che preferiscono
trascorrere la vigilia di Natale tra loro invece che accanto ai veri affetti.
La
scenografia di Luigi Ferrigno è estremamente essenziale e indecifrabile se non
fosse comprensibile per le battute del copione. Ci sono solamente alcune sedute
e un attaccapanni minimale, ma ciò che attrae l’attenzione è il tavolo da gioco
rotondo posto su una pedana girevole rialzata che simboleggia la ruota del
destino.
Nonostante
l’indubbio mestiere e bravura del cast, lo spettacolo risulta essere un po’ lento,
forse perché basato sull’introspezione dei personaggi, e di conseguenza rischia
di coinvolgere poco lo spettatore.