Il trionfo dell’impressionismo ne La Bohème di Alfonso Signorini
di Gabriele Isetto
Venerdì
27 luglio è andata in scena al Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini di Torre
del Lago la prima nazionale dell’opera La
Bohème con la regia di Alfonso Signorini. Dopo il successo ottenuto con Turandot, il giornalista si è
confrontato con un’altra opera del Maestro lucchese.
Sul
podio, un “elettrico” Alberto Veronesi ha diretto l’Orchestra e il Coro del
Teatro di Tblisi, ospite per questa rappresentazione, in maniera non
convincente, velocizzando in alcune parti la partitura e mettendo in seria
difficoltà i cantanti come ad esempio, nel secondo atto, Lana Kos, al suo
debutto nel ruolo di Musetta, che ha avuto problemi a seguire Veronesi.
Buona
comunque la prova di tutti i cantati che sono riusciti a rendere i personaggi
creati da Puccini. Hanno spiccato per la loro performance: Mauro Bonfanti nel ruolo di Marcello, veramente bravo
nel canto e nella recitazione, Francesco Demuro nel ruolo di Rodolfo ricevendo
applausi anche a scena aperta già dal primo atto per la sua aria “che gelida
manina”; Elena Mosuc una fragile Mimì così come l’aveva immaginata il
Compositore; Lana Kos (già Liù in Turandot
sempre con la regia di Signorini) ha retto al meglio il suo ruolo di
Musetta. Buona anche la prova dei due comprimari Daniele Caputo e Alessandro Guerzoni rispettivamente nel ruolo di Schaunard e Colline.
Come
affermato sia dal regista che da Leila Fteita, che ha firmato sia le
scenografie che i costumi, questa Bohème è
un omaggio all’impressionismo. E’ stato fatto un lavoro molto accurato per
quanto riguarda l’aspetto visivo dello spettacolo ottenendo un ottimo risultato.
Per la signora Fteita le fonti d’ispirazione sono state la storia dell’arte
impressionista e la società parigina del 1870, specialmente nel secondo e terzo
atto: nel secondo atto i protagonisti si ritrovano tutti presso il caffè Momus
di Parigi, che ricorda molto i caffè dipinti da Manet; nel terzo atto possiamo
notare sempre l’influenza di Monet con il dipinto La gazza (conservato al Musée d’Orsay di Pairgi) per la grande
somiglianza con la staccionata innevata. Importante in questo allestimento l’apporto
dato dagli artisti dalla Cittadella del Carnevale di Viareggio, che per
l’occasione hanno realizzato ben 3 carrelli che “guidano” la scena, 15 alberi
che ricreano i boulevard, e le quinte
su cui sono dipinte le case di Parigi.
Anche
i costumi, realizzati dalla nota sartoria teatrale Tirelli di Roma, sono stati
creati ispirandosi alla storia dell’arte, soprattutto per il costume indossato
da Musetta nel secondo atto, si trova un netto riferimento alla famosa ballerina Jane Avril ritratta da
Toulouse-Lutrec.
Tra
le scene che più hanno colpito gli spettatori, sicuramente quella che nel
secondo atto vedeva in scena il coro e le numerose comparse che interpretavano
giocolieri, tamburini, gendarmi e soprattutto i bambini al seguito del
venditore di giocattoli.
A
rendere la serata ancora più memorabile, è stato un evento naturale: una
spettacolare eclissi totale di luna con Marte a fare da cappello e molti sono
stati gli spettatori che hanno alzato gli occhi al cielo.