Intervista a Claudia Campolongo
di Gabriele Isetto
Domani
venerdì 2 febbraio 2018 debutterà sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Milano
il musical Hairspray con la regia di
Claudio Insegno. Per l’occasione Claudia Campolongo, che interpreta ben tre
personaggi, mi ha concesso un’intervista.
Che tipo di lavoro hai
fatto per immedesimarti nei tuoi tre personaggi? E che difficoltà incontri in
questi cambi?
Faccio
una premessa, fare tre personaggi così è molto divertente, nel senso che per un
attore dover interpretare tre cose diverse all’interno di uno stesso spettacolo
è divertente perché puoi “giocare” con te stesso, puoi essere una cosa e poi
devi esserne una completamente diversa, quindi è un lavoro attoriale secondo me
divertente e stimolante. I miei tre personaggi hanno delle similitudini tra
loro, un po’ contro quello che è il messaggio dello spettacolo, si parla di
sogni di ragazzini, di uguaglianza tra le persone e condivisione delle cose. I
miei personaggi sono i più rigidi e “bigotti”: la madre di Penny, Prudy, che è
molto severa con la figlia la redarguisce perché non vuole che frequenti Tracy
e le persone di colore o che si metta a fare spettacoli e a ballare però, alla
fine per fortuna, si lascia andare anche lei e cambia idea; l’altro personaggio
è la capoguardia della prigione e ho pensato insieme a Claudio Insegno di
renderla molto rigida, quasi militare, e quindi di farla interpretare da una
tedesca, che più rigida di così non si può; l’ultimo personaggio, che è quello
più comico, è l’insegnante di ginnastica dove viene fatta una citazione al mio personaggio
di Colorado, che viene usato per
rendere proprio comica la scena.
In
questo periodo in cui i media propongono spesso le tematiche del razzismo e dei
modelli estetici che sconfinano quasi nell’anoressia, quant’è importante il
messaggio proposto da questo musical?
La cosa più bella che
portiamo in scena è proprio il messaggio, perchè è un musical divertente,
colorato e spensierato, infatti è una commedia alla fine, però è bello perché
ha qualcosa da dire, è un argomento attuale che purtroppo anche su internet, su
Facebook continuano e non si sa come sia possibile. Ci sono problemi di integrazione
in tutti i sensi: quello razziale, l’omosessualità che purtroppo al giorno
d’oggi non viene accettata. Questo messaggio dell’uguaglianza dell’essere umano
è veramente bello da poter portare in teatro.
Com’è
nata la tua passione per il canto e come ti sei avvicinata al mondo dello
spettacolo?
La mia è una storia
meno canonica rispetto alle altre perché io nasco come pianista e musicista, ho
fatto il conservatorio e ho fatto gli studi di musicista, però ho sempre amato
il teatro fin da quando ero bambina e ho avuto la fortuna di poter unire il mio
percorso musicale e il poter salire sul palco facendo lo spettacolo vero e
proprio.
Il musical è sempre stato la tua
passione o inizialmente i tuoi sogni erano altri?
Devo dire la verità, l’ho conosciuto un
pochino più tardi, dalla musica classica ho iniziato a scrivere musica e a
suonare in gruppi, però già da quando andavo a teatro da piccola, il musical mi
piaceva perché è un linguaggio teatrale che mi piace particolarmente, perché
utilizzando le canzoni a teatro si sogna, non è realtà. L’importante secondo me
è che ci sia la musica, che a livello emotivo è la cosa più forte che trasmette
emozioni.