Manon Lescaut: quando l’arte contemporanea incontra l’opera lirica
di
Gabriele Isetto
Per
concludere il 71° Festival Puccini di Torre del Lago è andata in scena una Manon Lescaut, firmata da Daniele De
Plano: un allestimento nel complesso riuscito, anche se la scenografia e l’idea
registica non sono risultati del tutto convincenti.
Come
afferma De Plano nelle sue note di regia “Manon rappresenta l’Arte nella sua
essenza, pronta a convivere con chi vuole farla star meglio” ed è per questo
motivo che l’impianto scenografico è completamente invaso dalle grandi sculture
contemporanee dell’artista viareggino Igor Mitoraj, di cui non si discute la
bravura. Sempre il regista ci parla anche di un
“destino inevitabile rappresentato dalle enormi sculture di un maschile
e di un femminile; la sensualità espressa dalle loro forme […] Il resto è di
chi osserva”. Per chi appunto osservava, questa scelta non è stata del tutto
convincente, le sculture non avevano, almeno in apparenza, un senso con
l’evoluzione della vicenda. Altra cosa che non ha convinto e non è stata
compresa dal pubblico, è la presenza in scena di un mimo, che non svolge alcuna
azione significativa, con due ali rosso fuoco e una lancia in mano, forse a
simboleggiare la morte. A differenza della scenografia, molto belli e adatti
alla storia i costumi, sempre curati da Mitoraj, tutti d’epoca e che fanno
immergere lo spettatore nella storia.
Impeccabile
l’Orchestra del Festival Puccini, guidata dalla maestria di Valerio Galli che
ha trascinato il pubblico nelle meravigliose note di Puccini. Il Maestro ha
saputo mettere in evidenza le arie più famose della partitura. Particolarmente
riusciti il terzo e quarto atto.
Come
sempre straordinario il Coro del Festival che, diretto da Marco Fallei, ha
affascinato e conquistato la platea.
Veramente
notevole tutto il cast. Maria Josè Siri si è rivelata una spettacolare Manon
con un timbro forte e limpido, a cui va un caloroso ringraziamento per essere
riuscita a completare l’opera nonostante un infortunio tra il terzo e il quarto
atto. Al suo fianco, Luciano Ganci ha incarnato un Des Gireux vivace e
convincente, proprio come richiede il personaggio. Di grande efficacia anche
l’interpretazione di Claudio Sgura (Lescaut) con una presenza scenica rilevante
e una voce acuta e incisiva. Numerosi sono i personaggi minori presenti nella
vicenda, pur senza avere un ruolo centrale. Gli interpreti di questi ruoli
hanno comunque dato il massimo, dimostrando grande abilità e contribuendo in
maniera significativa alla riuscita complessiva dello spettacolo: Giacomo
Prestia (Geronte), Paolo Antognetti (Edmondo), Matteo Mollica (Oste),
Alessandra Della Croce (Musico), Nicola Pamio (Maestro di ballo), Manuel
Pierattelli (Lampionaio), Roberto Rabasco (Sergente degli arcieri) e Omar
Capperolli (Comandante di Marina).
In
conclusione, nonostante alcune scelte registiche e scenografiche discutibili,
lo spettacolo ha saputo emozionare grazie alla qualità musicale, all’energia
del cast e alla precisione dell’orchestra e del coro. Manon Lescaut si
conferma così un degno epilogo per il Festival.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Andreuccetti