Giocare, imparare e conoscere con la storia dell’arte: la mostra a Palazzo Cucchiari di Carrara
di
Gabriele Isetto
Il
termine “gioco” può riferirsi a diversi ambiti: dai giochi di carte
all’intrattenimento, come il circo, fino alle feste in maschera – ad esempio il
Carnevale – e al teatro che, non a caso, in lingua inglese si definisce play.
Proprio al tema del gioco il Palazzo Cucchiari di Carrara ha voluto rendere
omaggio con una mostra dedicata, visitabile fino al 26 ottobre.
L’elegante
esposizione, curata da Massimo Bertozzi, racchiude 110 opere d’arte che si
alternano tra dipinti e sculture e che mostrano come il gioco ha influenzato la
storia dell’arte.
Il visitatore viene catapultato in quattro sezioni che si snodano sui due piani del Palazzo. Entrando nel vivo della mostra, la prima parte è dedicata agli svaghi e alle ricreazioni del quotidiano come ad esempio balli di paese e feste campestri. Molto interessante, tra tutte le opere di questa sezione, il dipinto La lettura (1910) di Giovanni Sottocarnola, di forte impatto visivo in cui una giovane ragazza è intenta a leggere un libro; la sua veste rosa simboleggia la dolcezza e l’innocenza; altri protagonisti di quest’opera sono la luce, che illumina il volto della ragazza, e i fiori rosa alle sue spalle.
Il visitatore viene catapultato in quattro sezioni che si snodano sui due piani del Palazzo. Entrando nel vivo della mostra, la prima parte è dedicata agli svaghi e alle ricreazioni del quotidiano come ad esempio balli di paese e feste campestri. Molto interessante, tra tutte le opere di questa sezione, il dipinto La lettura (1910) di Giovanni Sottocarnola, di forte impatto visivo in cui una giovane ragazza è intenta a leggere un libro; la sua veste rosa simboleggia la dolcezza e l’innocenza; altri protagonisti di quest’opera sono la luce, che illumina il volto della ragazza, e i fiori rosa alle sue spalle.
Proseguendo
in questo viaggio, la seconda sezione è dedicata all’infanzia, dove il gioco
serve per crescere ma soprattutto per imparare a vivere. Tra tutti i dipinti di
questo settore, quello che colpisce maggiormente i visitatori è Le
bambine che fanno le signore (1872) di Silvestro Lega che raffigura due
bambine che si presentano alla loro madre indossando i suoi abiti, giocando appunto
a fare le signore grandi e si capisce che sono state vestite dalla cameriera
che osserva la scena dalla porta. Il dipinto colpisce per i suoi colori,
specialmente la perfezione della parete dorata in perfetta sintonia con i
colori del pavimento.
La
tappa successiva riguarda gli intrattenimenti e gli spettacoli, forse la parte
più bella di tutta la mostra. Qui i pittori danno ampio spazio alla loro
creatività e, con le loro perfette linee e colori accesi, spaziano dal
carnevale, al luna park, al circo e alle feste private. Qui mi voglio
soffermare sul bellissimo dipinto Le
maschere (1905) di Angelo Dall’Oca Bianca: apparentemente è un quadro come
tutti gli altri ma in realtà è abbastanza cupo e mette in evidenza la
malinconia dei volti delle maschere, soprattutto dell’Arlecchino che, a
differenza di molti altri dipinti, non sorride.
L’esposizione
si conclude con una sezione dedicata alle sfide, alla competizione e al destino
dove il gioco diventa appunto una sfida attraverso le partite di carte, le
scommesse e soprattutto lo sport. E’ anche il periodo dove nascono le nuove
Avanguardie artistiche, tra cui il futurismo e il cubismo; ma soprattutto siamo
nella prima metà del 1900 dove anche lo sport è sotto il controllo del fascismo
ed è molto interessante vedere come storia e arte si fondano, in particolare
nel dipinto esposto in mostra, I
Littoriali dello sport (1936) di Piero Bora, dove i colori mettono in luce
l’importanza dello sport, la fisicità e la baldanza dei giovani protagonisti e
non potevano certo mancare riferimenti al periodo storico, infatti in primo
piano possiamo notare tre fucili appoggiati per terra.