La ludopatia al centro dello spettacolo di Emanuele Barresi
di
Gabriele Isetto
La
stagione di prosa 2024/2025 del Teatro Goldoni di Livorno si è aperta con una
commedia scritta e diretta da Emanuele
Barresi, un volto noto del territorio livornese. Il regista, coadiuvato dagli
assistenti alla regia Luca Salemmi e Ivano Martelloni, mette in scena un
argomento di estrema attualità e che sta diventando sempre più difficoltoso da
gestire: la ludopatia.
La
storia di questo “dramma ridicolo”, come definito da Barresi, racconta la storia
dei due giocatori Enrico e Michele; il primo fa l’avvocato e sa quando è l’ora
di non giocare più, il secondo invece è un operaio che proprio non può fare a
meno del gioco fino ad indebitarsi. In tutto questo viene trascinata Chiara, la
moglie di Michele, quando i due uomini fanno una scommessa sulla fedeltà della
moglie. Da qui si arriverà al finale che naturalmente non rivelo.
Come detto in precedenza il dramma affronta con il sorriso amaro il pesantissimo tema della ludopatia che purtroppo coinvolge molte, troppe persone. Ovviamente è una “malattia” che può essere curata con impegno e volontà da parte di colui che ne soffre naturalmente aiutato da professionisti. Non è un caso che fossero distribuiti in sala una guida sui rischi del gioco d’azzardo e vari volantini curati dalla Cooperativa Sociale San Benedetto che tanto si adopera nel settore. Altro tema fondamentale che questo testo tocca è il cambiamento dei rapporti che si instaurano all’interno della famiglia, proprio a causa del gioco d’azzardo: Michele e Chiara hanno infatti una figlia adulta che purtroppo non vuole più parlare con il padre proprio a causa di questa sua dipendenza.
Come detto in precedenza il dramma affronta con il sorriso amaro il pesantissimo tema della ludopatia che purtroppo coinvolge molte, troppe persone. Ovviamente è una “malattia” che può essere curata con impegno e volontà da parte di colui che ne soffre naturalmente aiutato da professionisti. Non è un caso che fossero distribuiti in sala una guida sui rischi del gioco d’azzardo e vari volantini curati dalla Cooperativa Sociale San Benedetto che tanto si adopera nel settore. Altro tema fondamentale che questo testo tocca è il cambiamento dei rapporti che si instaurano all’interno della famiglia, proprio a causa del gioco d’azzardo: Michele e Chiara hanno infatti una figlia adulta che purtroppo non vuole più parlare con il padre proprio a causa di questa sua dipendenza.
Sul
palcoscenico si muovono nello spazio tre ottimi attori, tutti che danno vita
perfettamente ai loro personaggi mettendone in luce le varie sfaccettature:
Emanuele Barresi interpreta Michele e la bravura dell’attore fa emergere in
maniera prorompente i sentimenti del personaggio. Gaia De Laurentiis è risultata
un’eccezionale Chiara che, con la sua
recitazione e mimica, regge perfettamente il palcoscenico. Molto in gamba anche
Fabio Ferrari che si cala alla perfezione nel ruolo di Enrico.
Volutamente
in questa recensione non voglio soffermarmi molto sulla scenografia e sui
costumi, ideati entrambi da Adelia
Apostolico e realizzati dal Teatro Goldoni perché, seppur in sintonia con la
storia, vanno giustamente in sottrazione non essendo il fulcro dello spettacolo
lasciando il giusto spazio alle tematiche. Simbolica una porta chiusa della
sala scommesse.
Gli spettatori sono usciti dal teatro divertiti dalla bravura dei tre attori, ma anche con una riflessione sul tema centrale dello spettacolo: la ludopatia.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Giulia Barini
Gli spettatori sono usciti dal teatro divertiti dalla bravura dei tre attori, ma anche con una riflessione sul tema centrale dello spettacolo: la ludopatia.