Intervista a Pier Luigi Pizzi
di
Gabriele Isetto
Il
maestro Pier Luigi Pizzi, regista e direttore artistico e del 70° Festival
Puccini di Torre del Lago mi ha gentilmente concesso questa intervista.
E’ importante sapere a che tipo di spettatori mi rivolgo. Nel caso specifico di Torre del Lago sono più di tremila e per la maggior parte turisti in vacanza nelle spiagge della Versilia o nelle vicine città d’arte Pisa e Lucca. Ci sono i melomani e gli affezionati del Festival, ma per la maggior parte curiosi in cerca di svago. Le Willis, Edgar di Giacomo Puccini? Mai sentito nominare!
Allora bisogna proporre letture chiare e dirette, musicalmente di alta qualità e cast di buon livello. Immagini di forte impatto. Un teatro popolare deve far scoprire l’opera come il compositore l’ha concepita. Senza tradimenti, con rispetto e fiducia.
So che lei è molto appassionato di
storia dell’arte. Qual è il suo artista preferito e perché?
Mi sembra riduttivo designare un solo artista a rappresentare secoli di storia dell’arte. Potrei dire Leonardo o Michelangelo e perché non Raffaello? Scelte ovvie. Forse quello che sento più vicino, da uomo di teatro, è Caravaggio.
Dove trova
l’ispirazione per la realizzazione delle scenografie e dei costumi per le sue
regie?
Moltissimo dallo sterminato
accumulo di immagini sedimentate nella mia mente in tanti anni di viaggi, di
visite ai musei, di frequentazioni di biblioteche. Anche semplicemente guardandomi attorno, ogni giorno.
Coraggioso mettere in
scena la Turandot facendola terminare
dove il Maestro morì. Perché questa scelta?
Doverosa scelta. Sono convinto che con la morte di Liù, Puccini
aveva già scritto tutto ciò che c’era da dire. Il resto è silenzio.
Mi sembra riduttivo designare un solo artista a rappresentare secoli di storia dell’arte. Potrei dire Leonardo o Michelangelo e perché non Raffaello? Scelte ovvie. Forse quello che sento più vicino, da uomo di teatro, è Caravaggio.
Parliamo ancora di
Turandot. L’ambientazione è quella di una Cina “fiabesca” come la ideò Puccini
oppure si è preso qualche libertà?
E’ la quarta volta che mi
confronto con quest’opera e ogni volta per sottrazione. Non mi interessa
l’esotismo floreale cinese di tipo fiabesco. Piuttosto recupero qualche
strizzata d’occhio alle maschere della commedia di Carlo Gozzi, che ho
recentemente messo in scena a Venezia. Ma l’accento è sul lato oscuro della storia
dominato dall’inquietante presenza della morte.
Due anni fa a Torre del
Lago vidi la sua Tosca che proveniva dall’Opera di Roma. Cosa vedremo di
diverso quest’anno riguardo alla scenografia ed i costumi?
Si vedrà una versione diversa, non più ambientata negli anni
quaranta dell’era fascista, ma come da libretto, in epoca napoleonica.