Otello: fuoco e acqua simboli della passione e della morte
di
Gabriele Isetto
Al
Teatro dell’Opera di Roma, fino al 12 giugno, è in scena l’Otello di Giuseppe Verdi con la regia Allex Aguilera, che ha dato
una sua personale chiave di lettura dell’opera tutta basata su due elementi naturali: il fuoco e l’acqua. Infatti
entrambi, in questa tragedia, assumono un forte valore simbolico. Il primo atto
si apre con una forte tempesta che rappresenta il valore e la forza di Otello,
e successivamente viene acceso il “fuoco di gioia” che è simbolo dell’amore possessivo
che il Moro prova per Desdemona. Questi due simboli si scontreranno nel finale,
dove il protagonista spenge il fuoco, quindi il suo amore, uccidendo l’amata in
una vasca piena d’acqua, a differenza del talamo nuziale come richiederebbe il libretto.
Il
Maestro Daniel Oren esegue con estrema eleganza la partitura verdiana mettendo
in evidenza le singolarità degli strumenti musicali che poi si uniscono in un
tutt’uno, grazie all’eccellente Orchestra del Teatro. Il suono è perfetto e si
evince l’eleganza con la quale il Maestro e la sua bacchetta dirigono il ritmo
serrante della storia.
Il
perfetto coro, guidato da Ciro Visco, risulta essere molto efficace. Tutti i
membri hanno delle ottime voci canore, che riecheggiano nel Teatro rendendo
ancor più vivo lo spettacolo, soprattutto nel finale del terzo atto quando
arrivano gli ambasciatori veneziani sull’isola di Cipro.
Ottimo
tutto il cast, nulla da dire in contrario. Il protagonista, che non è ricorso
alla pratica del blackface, e quindi non
è truccato di nero come vorrebbe la tradizione, è interpretato da un
eccezionale Marco Berti che con la sua voce ha conquistato il pubblico.
Vittoria Yeo è una bellissima cantante sud-coreana che dà vita a una memorabile
Desdemona ricevendo applausi per la sua «Ave Maria». Vladimir Stoyanov, a mio
parere il più bravo dei tre protagonisti, si è cimentato alla perfezione nel
ruolo di Jago e oltre a un perfetto timbro vocale gode anche di ottima presenza
scenica. Buona la prova di Irene Savignano nel ruolo di Emilia, infatti non
sfigura accanto a Vittoria Yeo nei loro duetti e il suo personaggio non viene
“nascosto”. Perfetto anche il resto del
cast: Francesco Pittari (Roderigo), Alessio Cacciamani (Lodovico), Alessio
Verna (Montano), Piotr Busewski (Cassio) e Leo Paul Chiarot (un araldo).
Imponente
e fortemente simbolica la scenografia, ideata Bruno De Lavener, che rappresenta
l’interno del castello. Molto interessante la presenza di alcuni veli che
simboleggiano un sipario, quasi come se fosse Jago che guarda la tragedia che
si sta consumando e di cui lui è il “regista”. Difatti, quando Otello si
pugnala a morte nel finale, i veli cadono giù come se si chiudesse il sipario.
Veramente
belli e curati i costumi di Francoise Raybaud Pace che si “sposano”
perfettamente alla scenografia e alla vicenda. Come da tradizione tutti gli
abiti hanno colori molto cupi a simboleggiare l’incombenza della tragedia, a cui si contrappone il bianco, colore
dell’innocenza, dei vari costumi di Desdemona.
Molti gli applausi finali che hanno richiamato più volte sul palcoscenico sia gli artisti sia il direttore d’orchestra.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Fabrizio Sansoni – Teatro dell’Opera di
Roma
Molti gli applausi finali che hanno richiamato più volte sul palcoscenico sia gli artisti sia il direttore d’orchestra.