Il trovatore di Stefano Monti: la violenza umana non ha epoche
di
Gabriele Isetto
Dopo
50 anni di assenza sul palcoscenico del Teatro Goldoni di Livorno è tornata una
delle opere più famose di Giuseppe Verdi: Il
trovatore. Una buonissima regia quella di Stefano Monti che cura anche le
scenografie ed i costumi, quest’ultimi con la collaborazione di Allegra
Bernacchioni. Il regista non ha stravolto il libretto del dramma che si svolge
nel medioevo, ma l’ha rafforzato sottolineando ancora di più la severità e il
pesante “portato” di quest’opera che mette a nudo il lato più oscuro dell’uomo.
Questa
oscurità, quasi caravaggesca, la ritroviamo anche nella bella scenografia
mobile dove lo spettatore deve
immaginare torri e altri luoghi medievali, aiutato dai fondali che si spostano
a seconda della scena rappresentata. Tutto lo spazio scenico è invaso dal
colore rosso, simbolo della violenza e del sangue. Azzeccati anche i costumi
che non tradiscono il libretto.
Sul
podio Giovanni Di Stefano il quale ha saputo trasmettere al pubblico tutta
l’emozione che la partitura suscita, spaziando dai momenti in cui la musica è
più “violenta” a momenti intimi come ad esempio «Tacea la notte placida».
Perfetto
il coro del Teatro Goldoni, fondamentale in quest’opera che, guidato da
Maurizio Preziosi, ha dato buona prova interpretando gli zingari ed i soldati.
Forse l’unica pecca registica è stata la troppa staticità per tutti i compenti
del coro, ma possiamo passarci sopra.
Un
cast all’altezza della musica si è esibito sul palcoscenico del teatro. Partiamo
dai due personaggi che hanno ricevuto più applausi, anche a scena aperta e ai
saluti finali: Azucena e Manrico rispettivamente interpretati da Victòria Pitts
e Matteo Desole, entrambi con una fortissima voce e un fraseggio chiaro;
inizialmente un po’ giù di tono, ma si è ripreso quasi subito Min Kim nel ruolo
del Conte di Luna; ottima la voce preziosa e la presenza scenica della Leonora
di Claire de Monteil; bravi anche gli altri quattro interpreti che si sono
calati alla perfezione nei rispettivi personaggi: Yonghen Dong (Ferrando),
Samantha Sapienza (Ines), Vincenzo Maria Sarinelli (Ruiz) e Luis Javier Jiménez
(Vecchio Zingaro).
La
buona riuscita di questo spettacolo è stata dimostrata dai molti applausi
finali che hanno richiamato più volte sul palcoscenico la compagnia.
Le
foto di scena a corredo dell’articolo sono di © Augusto Bizzi