Cavalleria rusticana: una serata speciale per festeggiare il ventennale della riapertura del Teatro Goldoni di Livorno

di Gabriele Isetto



Mercoledì 24 gennaio 2024 si è tenuta al Teatro Goldoni di Livorno una serata per festeggiare i vent’anni dalla riapertura di questo teatro e, per l’occasione, è stata messa in scena l’opera più famosa del concittadino Pietro Mascagni: Cavalleria rusticana.
Prima che sia alzasse il sipario sono intervenuti il sindaco Luca Salvetti, il regista della messinscena Emanuele Gamba, il direttore d’orchestra Mario Menicagli, l’architetto che restaurò il Teatro e l’assessore allo spettacolo dell’epoca. Ognuno ha portato il proprio ricordo della serata inaugurale del 2004 e tutti hanno ringraziato il pubblico per la presenza. E’ stato ricordato anche il Maestro Massimo De Bernart, colui che diresse la Cavalleria nel 2004.


Prima dell’opera vera e propria agli spettatori in sala è stato offerto un “aperitivo” in cui l’Orchestra del Teatro, sotto l’ottima bacchetta di Menicagli, ha eseguito due brani strumentali di Mascagni: il «Sogno» dal Guglielmo Ratcliff e l’intermezzo da L’amico Fritz.
Terminati questi due estratti il sipario si è aperto ed è iniziata Cavalleria rusticana. Una bella e ricca scenografia occupava tutto il palcoscenico con una grande chiesa centrale e sulla destra l’osteria di Mamma Lucia. Molto belli e inerenti alla storia i costumi della Fondazione Cerratelli, tipici di un ambiente rurale dell’epoca, con i colori “polverosi” dal beige al marrone, in contrasto l’abito nero della Mamma, presagio di lutto.
Ottima la direzione d’orchestra coinvolgente e appassionata. Tutta la partitura è stata eseguita con un ritmo vivace, conquistando applausi dopo il famoso intermezzo.
Maurizio Preziosi ha diretto il nutrito coro che è stato all’altezza della situazione, tutti molto preparati e con potenti voci, hanno reso molto bene l’idea dei paesani che assistono a ciò che accade davanti ai loro occhi.


Parlando del cast, vorrei partire dall’interprete purtroppo più debole e cioè Rosa Pérez Suàrez che interpreta una mamma Lucia poco accattivante e la cui voce si disperdeva per il teatro. Noemi Umani si è invece rivelata una brava Lola, con una bella voce, ma il personaggio ha poca parte. Veramente bravi gli ultimi rimasti: una straordinaria Valentina Boi si cala ottimamente nei panni di una Santuzza passionale e vendicativa. Finalmente ho avuto il piacere di ascoltare Amadi Lagha non in un’opera pucciniana e non ha deluso, infatti con la sua potete voce e la sua ottima presenza scenica si è rivelato un Turiddu all’altezza della situazione. Infine, ma non per ultimo, Min Kim è stato un perfetto Alfio, con una voce potente e stentorea.
A fine serata tutta la compagnia e le maestranze sono state richiamate più volte sul palcoscenico per prendere i meritati applausi del pubblico.
 
Le foto a corredo dell’articolo di © Trifiletti-Bizzi

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