Bel successo per la prima nazionale del misantropo che non tradisce Molière
di
Gabriele Isetto
Molière
scrisse Il misantropo nel 1666 a
seguito dei fallimenti ottenuti con Don
Giovanni e Il Tartufo e alla
solitudine per l’abbandono della moglie. È un testo che contiene tematiche
sempre attuali come ad esempio l’odio
per gli uomini, il narcisismo, la gelosia e si concentra molto di più sulla
graduale trasformazione dei vari personaggi che non sulla trama stessa. La
regista Andrèe Ruth Shammah, poiché ha deciso giustamente di non attualizzare l’opera,
si è avvalsa della collaborazione del poeta Valerio Margelli che ha reso una
traduzione in settenari incrociati senza mai tradire il pensiero di Molière e
donando musicalità alla parola. Ciò è stato sottolineato grazie alla bravura
della Compagnia, la cui ottima recitazione e gestualità ha reso vivo lo
spettacolo senza che risultasse un mero esercizio di stile che altrimenti sarebbe
risultato banale.
Luca
Micheletti interpreta alla perfezione Alceste, quasi sempre in scena senza
perdere la capacità interpretativa. Tutta la commedia è incentrata sul
protagonista e sugli altri bravissimi attori che interagiscono con lui: Matteo
Delespaul, Pietro De Pascalis, Angelo Di Genio, Filippo Lai, Pietro Lancello,
Marina Occhionero, Emilia Scarpati Fanetti, Andrea Soffiantini, Vito Vicino,
Maria Luisa Zaltron e Corrado D’Elia.
Lo
spettacolo, che ha debuttato in prima nazionale al Teatro della Pergola di
Firenze in collaborazione con il Teatro Franco Parenti, porta sul palcoscenico
un allestimento nel rispetto del poeta francese non solo nel testo ma anche
nell’aspetto visivo.
Buona
e funzionale la scenografia creata da Margherita Palli che rappresenta la casa
di Celimene; la cosa interessante di questa messinscena è il taglio iniziale
dato dalla regista quasi meta teatrale, quasi un prologo: all’inizio dello
spettacolo in scena è presente una sedia da regista su cui siede Alceste, gli
altri personaggi sono attorno a lui. Parte così lo spettacolo: entrano in scena
lampadari, candelabri e poltrone in stile del Settecento. Molto interessanti
anche i costumi curati da Giovanna Buzzi in stile settecentesco, come afferma
la regista “portano dentro di sé una propria musica” e sono tutti simili ma
ogni personaggio è caratterizzato da un colore diverso.
Lo
spettacolo è stato un successo, applaudito a lungo e alla fine la compagnia ha
voluto ringraziare la città di Firenze che ha tenuto a battesimo la prima
nazionale di questo spettacolo.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Filippo Manzini