Testimone d’accusa: un perfetto dramma giudiziario

di Gabriele Isetto


Nel 1925 la grande Agatha Christie scrisse un breve racconto intitolato Testimone d’accusa che nel 1953 diventò, sempre per mano della stessa autrice, un dramma teatrale e, dopo pochi anni, precisamente nel 1957, il famoso regista Billy Wilder ne trasse un film diventato un cult. Oggi, nel 2023, Geppy Gleijeses l’ha portato sui palcoscenici italiani curandone attentamente la regia, ospitato al Teatro Franceschini di Pavia.
La trama dello spettacolo segue fedelmente quella del racconto con l’aggiunta però del colpo di scena finale introdotto dall’autrice per il teatro: il protagonista Leonard Vole, processato per l’omicidio dell’anziana Emily French, è difeso dall’avvocato sir Wilfrid Robarts che dovrà dimostrarne l’innocenza … ci riuscirà? 
La traduzione della drammaturgia è affidata a Edoardo Erba che “rivede” la sua stessa traduzione del 2014 nel volume Agatha Christie tutto il teatro, inserendo delle frasi che rendono omaggio al film. C’è da dire che il film ha molte parti che fanno sorridere ma che vengono invece eliminate a teatro per rendere la storia intrisa di suspense.


Veramente bravi tutti i membri del cast a partire dai tre protagonisti principali: Paolo Triestino è perfetto nel ruolo dell’avvocato sir Wilfrid sempre serio e ben immerso nel ruolo; Giulio Corso si cala molto bene nella parte dell’ingenuo Leonard Vole: una nota di merito va a Vanessa Gravina estremamente convincente come Romaine. Applausi a scena aperta a Paola Sambo per la sua ottima interpretazione della governante Janet MacKenzie, l’unico personaggio che strappa delle risate al pubblico. Da nominare certamente tutti gli altri attori: Bruno Crucitti (Carter), Antonio Tallura (Mayhhew), Michele Demaria (ispettore Hearne / Cancelliere), Mohamed Yaser (Myers), Sergio Mancinelli (Giudice), Bruno Crucitti (Dottor Wayatt), Lorenzo Vanità (Usciere). Erika Puddu interpreta invece una doppia parte: Greta (la dattilografa di Sir Wilfrd) e la cosidetta “altra donna” anche se Agatha Christie nelle sue note di regia dà un’indicazione ben precisa: “Benché Greta non compaia mai direttamente all’Altra, cioè la ragazza biondo fragola della scena finale, sarebbe meglio evitare la doppia parte: il pubblico potrebbe essere spinto a pensare che questo faccia parte della trama. Cosa che invece non è.”


All’apertura del sipario si ha una scenografia, ideata da Roberto Crea, molto minimalista: un camino, un basso tavolino e due sedie collocate davanti ad un telo nero che si alzerà per rivelare invece la bella e quasi realistica aula di un  vecchio tribunale inglese: tutta in legno con il banco dell’imputato, i banchi della difesa e dell’accusa, lo spazio dei giurati ed infine rialzati gli scranni dei giudici. Attinenti all’epoca in cui si svolge il giallo i bei costumi di Chiara Donato, in particolare quelli della corte: la tunica rossa per il Giudice e toghe nere e parrucche per gli avvocati
Molto buona e apprezzata l’idea del regista di coinvolgere il pubblico scegliendo, prima che si alzi il sipario, cinque spettatori che faranno parte della giuria e che quindi avranno sia il compito di emettere il verdetto finale sia il privilegio di vedere praticamente tutto lo spettacolo dal palcoscenico.

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