Alfieri e la scena

di Gabriele Isetto



Nel 2000 la Bulzoni Editore ha pubblicato un notevole saggio della professoressa Anna Barsotti, docente di Storia del teatro presso l’Università di Pisa, incentrato sulla figura di Vittorio Alfieri. Il libro dal titolo Alfieri e la scena. Dai fantasmi di personaggi a fantasmi di spettatore, diviso in tre parti, tralascia le poesie scritte da Alfieri e si concentra esclusivamente sull’aspetto teatrale dell’artista piemontese.
Nella prima parte del saggio l’autrice, dopo aver analizzato a fondo e in maniera molto esaustiva il contesto storico-culturale dell’epoca, si concentra sulla vita di Alfieri e soprattutto su come egli si sia avvicinato alla tragedia e di come ciò lo porterà a scrivere le sue opere più famose, di cui sarà anche attore e perfino capocomico (termine scomparso con l’entrata in scena del termine regista). A riprova di questo è molto chiara una frase di Anna Barsotti in riferimento al Saul «Così appare Alfieri attore a Giovanni Carmignani, uno degli interpreti della tragedia che l’autore sentiva più sua, allestita da lui stesso nella primavera del 1793.».
La seconda parte del saggio è dedicata proprio alle tragedie alfieriane dove l’autrice mette in risalto la drammaturgia e i suoi elementi, studiando alla perfezione i testi di Filippo, Polinice, Antigone, Agamennone, Oreste e Saul. Prendendo a titolo esemplificativo Oreste viene approfondita, atto per atto, la storia intrisa da quell’insieme di passioni che porteranno a un tragico finale e, non a caso, Anna Barsotti scrive: «neppure Oreste, come si vedrà, è mosso dalla passione assoluta degli antichi. Piuttosto un impulso distruttivo e autodistruttivo corrode i protagonisti alfieriani, trascinandoli a gesti rovinosi.».
La parte più interessante è sicuramente, a mio parere, la terza parte in cui si esamina la chiave di lettura data alle tragedie da importanti registi: tre regie per Filippo (Orazio Costa, Vittorio Molinari e Giovanni Testori), Antigone di Gianfranco De Bosio, lo spettacolo-studio di Polinice-Antigone di Valter Malosti, tre regie per Agamennone (De Bosio, Nanni Garella e Adriana Innocenti), addirittura quattro famosissimi registi si sono dedicati ad Oreste (Luchino Visconti, Vittorio Gassman, Giuseppe Patroni Griffi e Gabriele Lavia), infine alcune regie per Saul tra cui Claudio Fino, Renzo Giovampietro, Giulio Cesare Castello e Franco Enriquez. Nel paragrafo precedente ho preso come esempio la tragedia di Oreste e qui farò la stessa cosa: i lettori potranno notare ad esempio la grande differenza della chiave di lettura che hanno dato della stessa opera Luchino Visconti e Vittorio Gassman: il primo ha affrontato la storia come se fosse un melodramma con note musicali e un grande impianto scenografico, invece il secondo ha dato una lettura quasi romantica ma con un occhio puntato al classicismo.
Il saggio è inoltre arricchito da un buon apparato iconografico per aiutare il lettore a comprendere ancora meglio i contenuti, soprattutto nell’ultima parte.  

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