Giuseppe Verdi: le nozze di musica e dramma
di
Gabriele Isetto
Non
ci devono spaventare le 700 pagine di questo saggio edito da NeoClassica, scritto
da Piero Mioli consigliere d’arte dell’Accademia Filarmonica di Bologna, dal
momento che è un trattato estremamente dettagliato sulla figura di Giuseppe
Verdi.
Nella
prima parte l’autore ci presenta la vita di Verdi, il suo rapporto con
Giuseppina Stepponi e quindi la sua vita privata, i suoi rapporti con l’Italia,
la Francia e l’Egitto per la prima rappresentazione di Aida, fino al termine della sua carriera.
Successivamente viene specificato il contesto storico-culturale dell’Ottocento e quanto i fermenti risorgimentali dell’epoca influenzarono gran parte dei suoi capolavori; è infatti noto come si celasse dietro alcune delle sue opere un anelito di libertà che lo fece diventare un beniamino del periodo. A questo riguardo Mioli sottolinea l’importanza non solo del “quadro” ma anche della “cornice” delle opere, di come fossero musicate (arie, duetti, assieme…) e di quali strumenti dovessero primeggiare nell’orchestra come ad esempio nel Nabucco il flauto nella cavatina di Abigaille.
Nelle parti immediatamente successive dopo l’iniziale presentazione dei libretti e dei librettisti, si passa ad un’analisi estremamente approfondita di ogni libretto e della relativa partitura distinguendo tra drammi lirici, melodrammi e drammi musicali.
La settima parte è tutta invece dedicata alla letteratura comparata, cioè come dalle opere letterarie originali siano stati tratti i libretti e come siano state riportate le tematiche nelle trasposizioni musicali. Tra gli autori citati Tommaso Grossi (I Lombardi alla prima crociata), William Shakespeare (Macbeth) e Alexander Dumas figlio (La Traviata).
Segue un excursus delle modalità del canto partendo dal cosiddetto belcanto, per passare poi al canto nuovo non più connotato da pura tecnica e da mera virtuosità, fino all’ufficializzazione delle figure del mezzosoprano e del baritono, già esistenti ma ancora non ben codificati.
Non poteva quindi mancare l’analisi delle maggiori voci d’eccellenza che hanno dato vita ai più grandi personaggi delle opere verdiane, citandone alcuni: Magda Olivero, Tito Gobbi, Luciano Pavarotti, Maria Callas, Renata Tebaldi e Mario Del Monaco.
A tutti questi argomenti di estrema importanza e molto ben affrontati dall’autore, seguono altre interessantissime parti in cui si affrontano lo spigoloso problema della censura dell’epoca, la particolarità della città di Bologna, l’importanza dei libretti, dei numerosissimi carteggi di Verdi e dell’iconografia che lo riguarda.
Un saggio scritto bene, dove non si può fare a meno di notare la grande passione e competenza di Piero Mioli per l’argomento e quindi è un volume che nessun appassionato di Verdi può lasciarsi sfuggire.
Successivamente viene specificato il contesto storico-culturale dell’Ottocento e quanto i fermenti risorgimentali dell’epoca influenzarono gran parte dei suoi capolavori; è infatti noto come si celasse dietro alcune delle sue opere un anelito di libertà che lo fece diventare un beniamino del periodo. A questo riguardo Mioli sottolinea l’importanza non solo del “quadro” ma anche della “cornice” delle opere, di come fossero musicate (arie, duetti, assieme…) e di quali strumenti dovessero primeggiare nell’orchestra come ad esempio nel Nabucco il flauto nella cavatina di Abigaille.
Nelle parti immediatamente successive dopo l’iniziale presentazione dei libretti e dei librettisti, si passa ad un’analisi estremamente approfondita di ogni libretto e della relativa partitura distinguendo tra drammi lirici, melodrammi e drammi musicali.
La settima parte è tutta invece dedicata alla letteratura comparata, cioè come dalle opere letterarie originali siano stati tratti i libretti e come siano state riportate le tematiche nelle trasposizioni musicali. Tra gli autori citati Tommaso Grossi (I Lombardi alla prima crociata), William Shakespeare (Macbeth) e Alexander Dumas figlio (La Traviata).
Segue un excursus delle modalità del canto partendo dal cosiddetto belcanto, per passare poi al canto nuovo non più connotato da pura tecnica e da mera virtuosità, fino all’ufficializzazione delle figure del mezzosoprano e del baritono, già esistenti ma ancora non ben codificati.
Non poteva quindi mancare l’analisi delle maggiori voci d’eccellenza che hanno dato vita ai più grandi personaggi delle opere verdiane, citandone alcuni: Magda Olivero, Tito Gobbi, Luciano Pavarotti, Maria Callas, Renata Tebaldi e Mario Del Monaco.
A tutti questi argomenti di estrema importanza e molto ben affrontati dall’autore, seguono altre interessantissime parti in cui si affrontano lo spigoloso problema della censura dell’epoca, la particolarità della città di Bologna, l’importanza dei libretti, dei numerosissimi carteggi di Verdi e dell’iconografia che lo riguarda.
Un saggio scritto bene, dove non si può fare a meno di notare la grande passione e competenza di Piero Mioli per l’argomento e quindi è un volume che nessun appassionato di Verdi può lasciarsi sfuggire.