Roméo et Juliette: un ottimo cast ma una bruttissima regia
di
Gabriele Isetto
Alti
e bassi per il nuovo allestimento di Roméo
et Juliette di Charles Gonoud andato in scena nella sala dedicata a Zubin
Mehta del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ma che ha avuto purtroppo l’inconsistente
regia di Frederic Wake-Walker in alcuni momenti banale e senza senso,
soprattutto in due scene rispettivamente del quarto e del quinto atto: durante
il matrimonio tra Juliette e il conte Paride dove la ragazza viene lasciata in
mezzo alla scena (dopo essere svenuta per aver bevuto il finto veleno) e non
viene portata nella tomba dei Capuleti e ciò fa si che di conseguenza non si
capisca bene se l’ultimo atto si svolge in chiesa o meno, ma ancora più brutto
il finale dell’opera dove Romeo e Juliette sembra che non siano morti e stanno
tranquillamente seduti su una panchina.
Menomale
che l’opera è stata salvata dall’ottimo cast che si è esibito sul palcoscenico,
a partire dai bravissimi protagonisti: Valentina Naforniţă (Juliette) e Juan
Diego Flòrez (Roméo) quest’ultimo ha ricevuto meritatamente due minuti di
applausi a scena aperta per la cavatina «Ah, lève-toi, soleil!»; Apprezzabile
il timbro vocale del basso Francesco Milanese che ha ben interpretato padre
Capuleti; Notevole la presenza scenica e le belle voci degli altri giovani
protagonisti della vicenda che hanno saputo reggere la scena adeguatamente:
Giorgio Misseri (Tebaldo), Francesco Samuele Venuti (il conte Paride), Alessio
Arduini (Mercuzio) e Lulama Taifasi (Benvolio); Veramente bravi e pieni di
energia Evgeny Staviinsky e Xenia Tziouvars nei rispettivi ruoli di Frate
Lorenzo e la nutrice Gertrude; Da menzionare infine tre cantanti che compaiono
pochissimo in scena ma che sono stati efficaci per il loro ruolo: Adriano
Gramigni (il duca di Verona), Eduardo Martìnez Flores (valletto dei Cpuleti) e
Maria Barakova (paggio di Roméo).
Trattandosi
di un’opera francese è molto importante il corpo di ballo composto da dieci
ottimi danzatori (Elly Bruno, Maria Diletta Della Martira, Maria Novella Della
Martira, Cecilia Pacillo, Jessica Rapelli, Giampaolo Gobbi, Damiano
Gorgoglione, Andrea Mazzurco, Carlo Pucci e Marco Ilario Russo) che hanno
eseguito le coreografie di Anna Olkhovaya.
Niente
da dire sulla direzione d’orchestra di Henrik Nànasimolto precisa e dinamica,
sempre di supporto alla vocalità dei cantanti e che ha ben reso i cambiamenti
ritmici della partitura. Come sempre all’altezza della situazione sia l’Orchestra
che il coro guidato da Lorenzo Fratini.
Torniamo
ora però alle note dolenti dello spettacolo, l’aspetto visivo. Molto semplice e
brutta la scenografia di Polina Liefers
composta solamente da impalcature che vengono spostate di continuo e senza un
senso logico durante lo spettacolo. Non aiuta di certo la videoproiezione di un
mappamondo che ogni tanto scompariva per poi riapparire subito come se avesse
un malfunzionamento. Accettabili nella prima parte i costumi di Julia Katharina
Berndt, classici e in sintonia con la storia, mentre nella seconda parte tutto
viene stravolto e modernizzato creando confusione nello spettatore.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Michele Monasta