Più che un malato immaginario, un malato confusionario

di Gabriele Isetto



Si è conclusa la stagione teatrale del Cinema Teatro 4 Mori con il famosissimo titolo di Molière Il malato immaginario prodotto da Catalyst in collaborazione con il Nuovo Teatro delle Commedie di Livorno. Purtroppo però non ha convito questo allestimento, adattato in una nuova versione originale da Riccardo Rombi che si è cimentato anche nella regia, ottenendo però un risultato piatto e monotono.
Buona l’idea di rendere contemporaneo questo testo, che contiene infatti dei temi sempre validi nel tempo, quello della medicina e dell’ipocondria e quindi l’azione è spostata coerentemente dal 1673 ai giorni nostri, pur mantenendo richiami all’epoca originale sia nella scenografia che nei costumi. Per quanto riguarda l’aspetto visivo abbiamo una scenografia contemporanea, composta solamente da grandi strutture in metallo portaoggetti (dove si trovano tutte le medicine di Argan) circondate da grandi teloni plastificati e l’unico richiamo a Molière è la grande sedia d’epoca su cui sta seduto il protagonista. Anche per i costumi abbiamo una commistione tra il contemporaneo e il classico: gonne, tacchi alti e camici da infermieri per il moderno contro giacche e parrucche del 1600.


Molto elementare e quasi banale la recitazione degli attori, sempre uguale e che non riesce a trasmettere le emozioni dei personaggi. Lo stesso regista interpreta il ruolo del protagonista e accanto a lui recitano altri quattro attori: Giorgia Calandrini, Marco Mangiantini, Giovanni Negri e Dafne Tinti.
Una buona scelta registica è stata quella di far eseguire le musiche dal vivo per dividere le scene grazie a Gabriele Savarese che ha suonato il violino in maniera consona, anche se purtroppo la musica eseguita era sempre la stessa pur variando le situazioni.

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