Ditegli sempre di sì: in scena il dramma della pazzia
di
Gabriele Isetto
Finalmente
anche al Teatro del Giglio di Lucca è andato in scena il bell’allestimento
della commedia Ditegli sempre di si scritta
da uno dei più grandi drammaturghi italiani: Eduardo De Filippo. La regia di
questa messinscena è stata affidata a Roberto Andò e non poteva essere fatto un
lavoro migliore, portato in scena dalla storica compagnia di Luca De Filippo.
Come
in tutte le commedie (che in realtà commedie non sono, perché hanno tutte un
finale amaro) di De Filippo troviamo delle forti tematiche ed anche qui
certamente non mancano. Alla base di tutto c’è il tema della pazzia e la storia
ruota attorno al personaggio di Michele Murri, in questo spettacolo
magistralmente interpretato dall’eccezionale Gianfelice Imparato, un
commerciante che torna a casa dopo un anno perché è stato rinchiuso in
manicomio e dovrà affrontare la realtà.
Al
fianco di Imparato recitano altri undici attori. Carolina Rosi è l’ottima
moglie del protagonista, Teresa Lo Giudice. Veramente bravo, simpatico e molto
spigliato Edoardo Sorgente nel ruolo di Luigi Strada. Allo stesso livello di
Edoardo Sorgente è Andrea Cioffi che interpreta molto bene Ettore, amico di
Luigi. Una brava Viola Forestiero interpreta Olga la fidanzata di Ettore. Buona
la presenza scenica di Federica Altamura (Evelina) e di Massimo De Matteo ( Don
Giovanni Altamura) che con la loro gestualità e mimica hanno ben caratterizzato
i loro rispettivi personaggi. Molto buona l’interpretazione della famiglia
Gallucci: Nicola Di Pinto (Vincenzo), Paola Fulciniti (Saveria e anche la
cameriera Cecchina, molto più brava in quest’ultimo ruolo) e Gianni
Cannavacciuolo (Attilio) che hanno fatto sorridere il pubblico durante la scena
dell’arrivo della corona di fiori. Convincente Vincenzo D’Amato nel ruolo del
medico Croce. Infine, ma non da meno molto bravo Boris De Paola nella parte di
Nicola.
Molto
bello e ben curato l’aspetto visivo: una scenografia né ricca né essenziale,
curata da Gianni Carluccio che ben si
associa all’alternanza delle luci che evidenziano lo scorrere del tempo. Anche
i costumi di Francesca Livia Sartori fanno la loro parte, per sottolineare lo
stile di vita della borghesia napoletana dei primi del Novecento.
Da
sottolineare la scelta di arricchire lo spettacolo con una parte musicale,
infatti all’inizio e alla fine si
ascolta l’overture del Rigoletto di Giuseppe Verdi, quasi un
filo conduttore della tematica della pazzia.
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Lia Pasqualino