L’Innominato di Alessandro Manzoni: una figura chiave a teatro
di
Gabriele Isetto
Interessante
e riuscito il lavoro fatto dal regista Daniele Salvo che ha adattato per il
teatro solamente alcuni capitoli dei Promessi
sposi, esattamente dal capitolo 19 al 24, concentrando la propria
attenzione su una delle figure più emblematiche del romanzo: l’Innominato.
Il
Teatro Verdi di Pisa ha infatti ospitato lo spettacolo La notte dell’Innominato, un atto unico della durata di un’ora e
venti che porta in scena il personaggio dell’Innominato da quando fa rapire
Lucia dal Nibbio fino alla sua conversione e al suo pentimento. Gli spettatori
hanno visto senz’altro un bellissimo spettacolo, non leggero, poiché la
drammaturgia altro non è che il testo del romanzo di Alessandro Manzoni.
A dare vita ai personaggi dei suddetti capitoli vediamo solamente quattro attori in scena: l’ottimo e famosissimo Eros Pagni è un Innominato molto convincente sia nella gestualità che nella recitazione e sfodera tutta la sua maestria; molto brava Valentina Violo nel ruolo di una tormentata e devotissima Lucia; Simone Ciampi interpreta ben quattro personaggi (il Nibbio, la serva dell’Innominato, il medico della peste e un prete) cosa non semplice, ma molto ben riuscita, quella di cambiare così velocemente da un personaggio all’altro in soli 80 minuti di spettacolo; infine il bravissimo Gianluigi Fogliacci nei panni sia di Alessandro Manzoni che narra la storia come se stesse scrivendo i capitoli, sia del cardinale Federigo Borromeo nella scena finale.
A dare vita ai personaggi dei suddetti capitoli vediamo solamente quattro attori in scena: l’ottimo e famosissimo Eros Pagni è un Innominato molto convincente sia nella gestualità che nella recitazione e sfodera tutta la sua maestria; molto brava Valentina Violo nel ruolo di una tormentata e devotissima Lucia; Simone Ciampi interpreta ben quattro personaggi (il Nibbio, la serva dell’Innominato, il medico della peste e un prete) cosa non semplice, ma molto ben riuscita, quella di cambiare così velocemente da un personaggio all’altro in soli 80 minuti di spettacolo; infine il bravissimo Gianluigi Fogliacci nei panni sia di Alessandro Manzoni che narra la storia come se stesse scrivendo i capitoli, sia del cardinale Federigo Borromeo nella scena finale.
Bella
e decisamente dark la scenografia essenziale ma altamente simbolica di
Alessandro Chiti composta principalmente da un letto, una seduta d’epoca e due
panche e supportata dall’ottimo uso delle luci di Cesare Agoni. A mio parere è
stata un’ottima scelta perché in questo caso sono molto più importanti le
parole, su cui lo spettatore deve focalizzarsi. Anche i costumi di Daniele
Gelsi sono oscuri come all’ambiente e il contesto, si discostano unicamente il
Cardinale Borromeo, ma soprattutto Lucia, vestita di bianco a simbolo della sua
purezza. Adeguate infine anche le videoproiezioni di Michele Salvezza, che
rappresentano famosissimi dipinti di maestri della storia dell’arte: Antonello
da Messina, Bosch, Dalì e Kubin.
Uno
spettacolo che merita certamente di essere visto, soprattutto dalle scuole, per
fare appassionare e avvicinare gli studenti al mondo del teatro.
Le
foto di scena a corredo dell’articolo sono di © Masiar Pasquali