Il piccolo Marat: la freddezza della rivoluzione francese al Teatro Goldoni di Livorno

di Gabriele Isetto



Dopo ben 32 anni che mancava dai cartelloni della città di Livorno al Teatro Goldoni torna l’opera Il piccolo Marat composta nel 1921 dal concittadino Pietro Mascagni. Sul palcoscenico del teatro abbiamo assistito all’edizione del centenario e la regia è stata curata da Sarah Schinasi che per la prima volta si interfaccia con un’opera di Mascagni.
La regista per creare la “scatola” di questa storia ha fatto una ricerca molto accurata insieme allo scenografo e costumista William Orlandi, andando a scavare anche nella Biblioteca Nazionale di Francia, ed è venuto fuori un buon risultato con un bellissima scenografia con un grande ponte sospeso, tutta in ferro con un grande valore simbolico: la freddezza della storia. Infatti, come dichiara la regista, “è una storia terribile” perché è ambientata durante la rivoluzione francese uno dei periodi più bui della storia. Questa freddezza si ritrova anche nei costumi, molto eleganti ed inerenti al libretto tutti sui colori del nero e del bianco.


Mario Menicagli ha ben diretto l’Orchestra della Toscana rispettando i tempi della partitura, rallentandoli in alcune parti, anche  considerando che spesso si è dovuto adeguare al “fiato” dei cantanti.
Con quest’opera debutta ufficialmente il Coro del Teatro Goldoni Livorno, guidato da Maurizio Preziosi, buono vocalmente ma troppo statico per un dramma lirico in cui è richiesta più vitalità da parte loro.


Il piccolo Marat ha una trama molto complessa perché oltre ai temi riguardanti la rivoluzione francese troviamo anche il dramma familiare (come succede quasi sempre) ed è per questi motivi che ben tredici cantanti calcano la scena. Eccellente Andrea Silvestrelli nel ruolo dell’Orco che con la sua grande voce rende omaggio al cattivo della storia; bravissimi Samuele Simoncini e Valentina Boi nei rispettivi ruoli del piccolo Marat e Mariella; egregia la prova del mezzosoprano Silvia Pantani nel ruolo della mamma; perfetti nei loro ruoli Alessandro Martinello (La spia), Pedro Carrillo (il ladro) e Michele Pierleoni (la tigre) i tre scagnozzi dell’orco; abili e con una buona recitazione Stefano Marchisio (il soldato), Alberto Mastromarino (il carpentiere) e Carlo Morini (il capitano dei “Marats”). Infine voglio citare gli altri bravi membri del cast, che anche se sono personaggi minori vanno messi in evidenza: Luis Javier Jiménez Garcìa (il portatore d’ordini), Paolo Morelli (il vescovo), Marco Mustaro (prima voce) e Simone Rebola (seconda voce).
 
Le foto a corredo dell’articolo sono di © Augusto Bizzi

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