La Compagnia degli Onesti ridà vita a personaggi livornesi del passato

di Gabriele Isetto


Come sempre, in concomitanza con la manifestazione Effetto Venezia a Livorno, la Compagnia degli Onesti presenta presso la Biblioteca dei Bottini dell’olio Le stanze dei libri, occasione per far conoscere personaggi livornesi del passato. Ad accogliere i visitatori un improbabile custode (Emanuele Barresi) con tanto di spolverino, che introduce i vari personaggi. Lo scopo di queste serate è quello di stimolare gli spettatori ad informarsi ulteriormente su coloro che ci vengono presentati perché come dice Barresi «la memoria serve a decifrare il presente e ad ipotizzare il futuro».


Il primo personaggio che incontriamo, interpretato da Claudio Monteleone, è l’architetto Pasquale Poccianti uomo burbero e schietto, il cui sogno era diventare pompiere e forse, proprio per questo, il suo nome a Livorno è legato ad opere che hanno a che fare con l’acqua infatti ha creato l’Acquedotto di Colognole, il Cisternone e il Cisternino.


Sarah Rondina interpreta invece il secondo personaggio, la più grande diva cinematografica che Livorno abbia mai avuto: Doris Duranti. La sua fu una vita estremamente avventurosa, segnata fortemente dall’incontro con Alessandro Pavolini ministro della cultura popolare sotto il regime fascista. È impossibile raccontare tutte le peripezie della sua vita che però sono ben riassunte nella lapide della sua tomba a Santo Domingo «qui giace Doris Duranti, attrice che ha molto goduto, sofferto, riso, pianto».
Torna nuovamente in scena Claudio Montelone che questa volta impersona Dario Niccodemi uno dei più famosi, se non il più famoso, regista e commediografo degli inizi del Novecento. Basti pensare che il 9 maggio 1921 mise in scena per la prima volta al Teatro Valle di Roma i Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello e che suscitò grande scalpore, fu inoltre scopritore della grande attrice Anna Magnani.


Per finire torna in scena Emanuele Barresi che, cambiando veste, interpreta stavolta Ranieri de’ Calzabigi. Vissuto nel 1700 fu amante del denaro e delle belle donne. Il padre lo voleva commerciante mentre lui girò per le corti di tutta Europa e, tra le altre cose, divenne amico di Giacomo Casanova e del musicista Christoph Willibald Gluck di cui fu librettista. Terminò la sua vita a Napoli tant’è che sulla sua lapide potrebbe esser scritto «fra il dé e il uè una gran differenza non c’è».
Agli spettatori è sembrato veramente di “vivere” tutti questi personaggi grazie alla bravura dei tre attori che, con la loro recitazione, hanno saputo rendere l’essenza di questi livornesi del passato, aiutati ad immedesimarsi in loro dai costumi ideati da Adelia Apostolico e realizzati dalla Costumeria Capricci di Livorno.
 
Le foto a corredo dell’articolo sono di produzione propria

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