Aida immersa nello splendore dell’Antico Egitto

di Gabriele Isetto

Finalmente, dopo un anno difficile, la Fondazione Arena di Verona è riuscita a far partire la propria stagione con degli allestimenti in forma scenica iniziando con un kolossal areniano: l’Aida di Giuseppe Verdi. La novità di quest’anno è la collaborazione tra la Fondazione Arena di Verona e alcuni dei più importanti musei italiani e ciò ha permesso che andasse in scena un’edizione particolarissima dell’Aida, realizzata in collaborazione con il Museo Egizio di Torino, che ha concesso l’utilizzo di bellissime immagini digitali di alcuni reperti esposti nel museo, che sono state proiettate su dei grandi pannelli grazie all’ottimo e prezioso lavoro della D-WOK, che ha realizzato una scenografia digitale innovativa e classica al contempo. In questo nuovo allestimento, non firmato da un regista per ovvi motivi legati alla pandemia, sono stati utilizzati anche vari elementi di scena di pregressi allestimenti storici dell’Arena, come ad esempio le due grandi sfingi. I costumi non sono stati creati per l’occasione ma, anche in questo caso, provengono da vari altri spettacoli di anni precedenti, comunque  sfarzosi mantenendo e che rendono appieno la tipicità dell’Antico Egitto.


Il direttore Diego Matheuz non riesce ad imprimere la giusta forza all’orchestra e questo non gli permette di sottolineare adeguatamente le arie più famose, anche se nel complesso il risultato è stato piacevole.

Tutti i cantanti hanno ottimamente interpretato i personaggi della vicenda e tutti hanno sfoderato un ottimo timbro vocale, ma non sono stati certo aiutati dal gran vento che soffiava nell’anfiteatro (salvando però lo spettacolo dalla pioggia) facendo si che il canto si disperdesse. Si sono cimentati nei vari ruoli Simon Lim (Re), Anna Maria Chiuri (Amneris), Angela Meade (Aida), Jorge de Leòn (Radames), Rafal Siwek (Ramfis), Simone Piazzola (Amonarso), Carlo Bosi (un messaggero), Yao Bohui (sacerdotessa).


Quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, è stata trovata un’ottima soluzione per riempire la scena di personaggi: il coro, magistralmente diretto da Vito Lombardi, è stato posizionato sui gradoni a lato del palcoscenico, mentre in scena erano presenti numerosissime comparse, tutte con la mascherina, che hanno potuto riempire il palco non cantando e creando un “assembramento” non pericoloso ma bellissimo alla vista.
Infine voglio citare anche il bravissimo corpo di ballo ed in particolare la prima ballerina Elena Andreoudi che si è esibita in maniera straordinaria durante la famosa marcia trionfale.
 
Le foto a corredo dell’articolo sono di © Ennevifoto

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