Aida immersa nello splendore dell’Antico Egitto
Finalmente,
dopo un anno difficile, la Fondazione Arena di Verona è riuscita a far partire
la propria stagione con degli allestimenti in forma scenica iniziando con un kolossal areniano: l’Aida di Giuseppe Verdi. La novità di
quest’anno è la collaborazione tra la Fondazione Arena di Verona e alcuni dei
più importanti musei italiani e ciò ha permesso che andasse in scena
un’edizione particolarissima dell’Aida,
realizzata in collaborazione con il Museo Egizio di Torino, che ha concesso
l’utilizzo di bellissime immagini digitali di alcuni reperti esposti nel museo,
che sono state proiettate su dei grandi pannelli grazie all’ottimo e prezioso lavoro
della D-WOK, che ha realizzato una scenografia digitale innovativa e classica
al contempo. In questo nuovo allestimento, non firmato da un regista per ovvi
motivi legati alla pandemia, sono stati utilizzati anche vari elementi di scena
di pregressi allestimenti storici dell’Arena, come ad esempio le due grandi
sfingi. I costumi non sono stati creati per l’occasione ma, anche in questo
caso, provengono da vari altri spettacoli di anni precedenti, comunque sfarzosi mantenendo e che rendono appieno la
tipicità dell’Antico Egitto.
Il
direttore Diego Matheuz non riesce ad imprimere la giusta forza all’orchestra e
questo non gli permette di sottolineare adeguatamente le arie più famose, anche
se nel complesso il risultato è stato piacevole.