Eccellente la ripartenza del Teatro del Maggio con Adriana Lecouvreur

di Gabriele Isetto


Finalmente dopo un lungo periodo di pausa forzata il mondo del teatro è ripartito. E’ stato veramente bello tornare a respirare il profumo della platea, essere in compagnia di altri spettatori e sentire i loro commenti nell’intervallo e a fine spettacolo, ma soprattutto sono tornati gli applausi per coloro che sono sul palcoscenico. Tutto questo grazie al lavoro degli addetti che non hanno abbandonato questo mondo, ma soprattutto un grande plauso va al sovrintendente Alexander Pereira, che ha permesso che il Teatro ripartisse dal vivo mettendo in scena un bellissimo allestimento di Adriana Lecouvreur con la regia del giovane Frederic Wake-Walker.


L’opera è stata composta dal calabrese Francesco Cilea nel 1902 e narra del tragico amore tra la diva Adriana e Maurizio, il conte di Sassonia; questa relazione però è ostacolata dalla Principessa di Bouillon, innamorata del conte, che arriverà ad uccidere Adriana avvelenandola con un mazzo di fiori.
Daniel Harding, il direttore d’orchestra, fa sua la partitura e riesce a restituirla pienamente dando il giusto ritmo all’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, partendo da un suono più debole nel primo atto per raggiungere pian piano il culmine con un particolare piglio nel balletto. Come sempre molto bravo il Coro del Maggio Musicale guidato da Lorenzo Fratini.
Nel ruolo della protagonista Adriana, Maria José Siri, perfetta nel canto ma forse più debole nella recitazione; da sottolineare però che questo ruolo non è assolutamente facile dal momento che oltre al canto ci sono anche dei recitativi. Veramente brava Ksenia Dudnikova (Principessa di Bouillon) con un bel timbro di voce, cupo come richiede il suo personaggio. Di pregio anche i due protagonisti maschili: Martin Muehle (Maurizio) e Nicola Alaimo (Michonnet) entrambi con una voce calda, esprimono adeguatamente i sentimenti dei personaggi. Alessandro Spina e Paolo Antognetti interpretano rispettivamente il Principe di Bouillon e l’abate, apprezzabili nel canto ma non a loro agio nella recitazione a causa di una scelta registica che ha reso troppo comici due personaggi che nel libretto hanno un ruolo diverso. Buona prova anche per il resto della compagnia: Davide Piva (Quinault), Antonio Garés (Poisson), Michele Gianquinto (un maggiordomo), Chiara Mogini (Jouvenot) e Valentina Corò (Dangeville).


Molto importante in quest’opera è il concetto di metateatro (teatro nel teatro) che troviamo nel primo atto, ma soprattutto nel terzo dove il Principe invita nel suo palazzo diversi ospiti per farli assistere alla rappresentazione del balletto Il giudizio di Paride. Sei eccezionali ragazzi (Anna Olkhovaya, Chiara Ferrara, Erika Rombaldoni, Giulia Mostacchi, Sebastiano Marino e Matteo Zorzoli) danzano sulle bellissime coreografie create da Anna Olkhovaya in cui sono stati inseriti vari stili di danza a partire dallo stile classico fino ad arrivare alla modernità e alla pantomima.
Ottimo il lavoro svolto da Polina Liefers che ha creato una scenografia dipinta e girevole, quasi a ricordare le antiche scene utilizzate fin dall’antichità come ad esempio al tempo dei Medici. Bellissimi anche i costumi ideati da Julia Katharina Berndt, di varie tonalità, molto eleganti e soprattutto colpisce l’abito della Principessa arricchito da preziosi ricami dorati.
 
Le foto a corredo dell’articolo sono di ©Michele Monasta

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