Intervista a Vinicio Marchioni


di Gabriele Isetto


Mercoledì 22 gennaio al Teatro Goldoni di Livorno andrà in scena lo spettacolo I soliti ignoti tratto dall’omonimo film di Mario Monicelli. Per l’occasione il regista e interprete del ruolo di Tiberio, Vinicio Marchioni, mi ha concesso un’intervista.


Quanto ha attinto al film di Monicelli per preparasi al suo ruolo?

Al film di Monicelli ho attinto soprattutto per costruire la regia dello spettacolo nel senso che ho cercato di mantenere quella leggerezza, quell’autoironia dei personaggi, quella grazia e quell’ingenuità di quei personaggi lì, non perdendo però l’amarezza, la fame e la morte di Cosimo e tutto quello che di amaro c’è nel film. I soliti ignoti ha dato l’inizio a quella che poi sarà definita la Commedia all’Italiana. Per il ruolo ho cercato solo di fare un omaggio a Marcello Mastroianni, non imitandolo, ma cercando di non tradire la memoria che il pubblico ha di questo film e di questi personaggi, ho cercato di guidare gli attori in questa stessa strada.


Anche in Romanzo Criminale interpretava il Freddo, un personaggio di una banda criminale, ma stavolta è tutto da ridere, il carattere di Vinicio a quale personaggio è più vicino?

Non penso di somigliare a nessuno dei personaggi che ho fatto fino ad adesso, un attore quando interpreta un ruolo cerca di prendere dei lati di sè che assomigliano a quel ruolo e poi ci costruisce sopra tantissimo. Sono due criminali, uno viene da Marte e uno viene da Venere, non li metterei proprio vicino.


Quanto ha influito l’insegnamento di Luca Ronconi sul suo essere attore?

Credo che l’insegnamento di Luca Ronconi abbia influito moltissimo così come tutti gli altri maestri con cui ho lavorato come Giuseppe Marini, Antonio Vatella e Roberto Latini. Tutto influisce su quello che uno diventa. Penso che Luca Ronconi abbia influito moltissimo anche su come leggo i testi, su come cerco di interpretarli, come attore e come regista, con tutta l’umiltà e con le dovute e ovvie distanze tra un grande maestro e uno che sta iniziando a provarci un po’ più seriamente.


Tra i vari premi che ha ricevuto quale le ha dato più soddisfazione e perché?

In realtà i premi fanno sempre piacere come i Nastri, i David, il premio Pasinetti, il premio miglior attore europeo del Festival di Lecce nel 2019 per Cronofobia che è un film che non è ancora uscito in Italia e penso che non uscirà mai. Devo dire che questo premio mi ha molto colpito perché insomma all’interno di un festival del cinema europeo, in cui ci stanno film da tutta Europa, essere premiato come migliore attore è un fatto abbastanza grande.


Lei è proprietario di un ristorante, il suo piatto preferito? E si è mai cimentato dietro i fornelli?

In realtà non ho un piatto preferito mi piace la buona tavola, la convivialità di condividere con gli amici il cibo e il buon vino e mi piace il fatto di stare intorno a un tavolo a raccontarsi le cose, una delle gioie della vita. Ogni tanto mi cimento ai fornelli anche quando sono in tournèe e ho il tempo di farlo.

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