Applausi al Teatro Verdi di Pisa per Il maestro e Margherita


di Gabriele Isetto


Lunghi e meritati applausi al Teatro Verdi di Pisa per Michele Riondino interprete dello spettacolo Il maestro e Margherita prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria e tratto dall’omonimo capolavoro di Michail Bulgakov, adattato fedelmente per le scene da Letizia Russo con la regia di Andrea Baracco.
La storia ha come protagonista il diavolo interpretato da un eccezionale Michele Riondino che con il suo tono di voce e la sua presenza scenica, aiutato anche dal trucco, interpreta alla perfezione un personaggio negativo che, sotto le mentite spoglie del professor Woland esperto di magia nera, arriva a Mosca insieme ai suoi tre seguaci: il valletto Korov’èv (un bravissimo Alessandro Pezzali), il gatto Behemot (il simpaticissimo Giordano Agrusta) e la bellissima strega Hella (Carloina Balucani, che interpreta molto bene anche l’altro ruolo della dama di compagnia di Margherita, Frida). Inizialmente il maligno interrompe una conversazione tra il poeta Ivan (Oskar Winiarski che da vita in maniera più che convincente anche al ruolo di Gesù) e l’intellettuale Berlioz (un efficace Francesco Bolo Rossini) presagendo la morte di quest’ultimo, cosa che avverrà quasi subito.


Ivan impazzisce e viene rinchiuso in una clinica dove sono anche ricoverati uno sfortunato Maestro (Francesco Bonomo  anch’egli nei panni di due personaggi, dando il meglio nel ruolo di Pilato) che ha scritto un romanzo sul processo di Gesù da parte di Ponzio Pilato e la sua amata Margherita (la bella e brava Federica Rosellini) desiderata dal diavolo per il sabba.
Altrettanto bravi Caterina Fiocchetti (Donna che fuma / Natasha), Michele Nani (Marco l’Ammazzatopi / Varenucha) e Diego Sepe (Caifa / Stravinskij / Rimskij)
Marta Crisolini Malatesta si è occupata dell’aspetto visivo dello spettacolo. La semplice ma efficace scenografia è una sorta di scatola claustrofobica dove sulle pareti campeggiano scritte emblematiche e che richiamano innegabilmente anche al Faust  di Goethe, il tutto aiutato dal buon uso delle luci di Simone De Angelis.
Sul palco si assiste ad un’ottima prova corale che, grazie ai diversi piani di lettura che il testo offre, mette al centro tematiche eterne come la lotta tra bene e male, inganno e verità, logicità e illogicità, a smascherare la mera esteriorità che bene o male pervade ogni epoca.


Le foto a corredo dell’articolo sono di © Guido Mencari

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