Teatro La Fenice: innovazione nel Don Carlo dark di Robert Carsen
di
Gabriele Isetto
L’alta
marea che ha causato non pochi danni alla città di Venezia, non ha impedito al
Teatro La Fenice di inaugurare la sua stagione lirica con il Don Carlo di Verdi con un allestimento
proveniente da Strasburgo e la cui regia
è stata affidata al famosissimo Robert Carsen.
Certamente
questa messinscena, di quella che è considerata l’opera più articolata e imponente
di Verdi, è estremamente contemporanea e con delle importanti innovazioni registiche
che però lasciano perplessi infatti, nonostante molte siano le tematiche
affrontante, quella su cui maggiormente il regista ha puntato è stata la
contrapposizione tra potere religioso e politico e proprio su questo contrasto
ha giocato il colpo di scena, cambiando completamente il finale verdiano; ma se
le parole del libretto hanno un peso, come si possono conciliare le cose? Non
voglio svelare in cosa consista questo stravolgimento che vede protagonista
Rodrigo ma, a mio parere, è invece l’unico neo di una rappresentazione degna di
un grande teatro come La Fenice.
Tutto
è dipinto a tinte oscure sui toni del nero e del grigio, la scenografia ferrea
di Radu Boruzescu dà un senso di profondità ma nello stesso tempo è quasi
claustrofobica, pur presentando una serie di passaggi ed anche gli elementi
scenici sono pochi ed essenziali e così pure i costumi di Petra Rinhardt, non
danno una precisa collocazione temporale e non delineano i personaggi, tranne
gli appartenenti al clero, e questo per una precisa volontà regista che ha
puntato a mettere in evidenzia l’aspetto psicologico dell’opera tralasciandone
l’esteriorità.
La
direzione dell’Orchestra del Teatro La Fenice è stata affidata al mestro
Myung-Whun Chung, una garanzia, che ha ricevuto calorosissimi applausi finali
grazie al suo piglio rigoroso ed al rispetto verso la partitura dando pienezza
al suono. Eccellente il Coro del Teatro La Fenice, guidato dal maestro Claudio
Marino Moretti, che è si è rivelato essere uno dei migliori punti di forza di
questo spettacolo.
Julian
Kim ha ottimamente interpretato il ruolo di Rodrigo risultando il migliore del
cast che però è stato tutto di grande livello a partire da Piero Pretti (Don
Carlo) dal timbro chiaro ma dalla recitazione un po’ troppo statica, Alex Esposito
(Filippo) con importanti doti vocali, Marco Spotti perfetto nella gravità del
ruolo del Grande Inquisitore, leggermente sottotono il frate interpretato da
Leonard Bernard e non da meno le interpreti femminili Maria Agresta
(Elisabetta) e Veronica Simeoni (Eboli) che hanno dato il loro massimo nel
duetto che le vede protagoniste.
Di
buonissimo livello anche gli interpreti dei ruoli minori: Barbara Massaro
(Tebaldo), Luca Casalin (il conte di Lerma), Matteo Roma (un araldo reale),
Gilda Fiume (Voce dal cielo).