Una Tosca dark apre la stagione lirica del Teatro del Giglio di Lucca
di
Gabriele Isetto
Grande
successo per la Tosca di Giacomo
Puccini che ha aperto la nuova stagione lirica 2019/2020 del Teatro del Giglio
di Lucca nella nuova produzione firmata dal regista Ivan Stefanutti che ha
curato anche scenografia e costumi e che ha voluto dare una lettura molto dark, oscura e gotica a questo allestimento
perché come in quasi tutti i melodrammi è presente un vero e proprio epilogo
tragico ma, pensando ad opere come ad esempio Turandot, Rigoletto o Carmen alla
fine muore solamente un personaggio, mentre in Tosca sono addirittura quattro i personaggi che non sopravvivono.
Questa
idea registica la troviamo fortemente ed efficacemente rappresentata anche
nell’aspetto visivo: la scenografia, aiutata magistralmente dalle luci e dalle
varie videoproiezioni, è immersa nella semi-oscurità per tutta la durata
dell’opera quasi a ricordare la tecnica del Caravaggio. L’aspetto dark è sottolineato dalla scalinata e
dalle colonne di finto marmo, un materiale molto freddo, scena sempre uguale
per tutti e tre gli atti ma con proiezioni diverse a riprodurre i vari ambienti.
Solo alla fine dell’opera viene proiettato uno spiraglio di luce poco prima che
Tosca si getti da Castel Sant’Angelo perché come afferma Stefanutti: «Spesso si
associa la fine con il buio, ma in questo caso è l’esatto contrario: quando
l’alba arriva, è solo per portare il tragico epilogo.» Bellissimi anche i
costumi realizzati dall’Atelier Nicolao
di Venezia, che riproducono perfettamente l’epoca in cui è ambientata la
storia: la Roma del 1800.
L’Orchestra
della Toscana ha fatto rivivere la magia della musica di Puccini sotto la
direzione del maestro Marco Guidarini molto lineare che ha seguito
perfettamente la partitura, ponendo l’accento su determinati dettagli.
Marco
Bargagna ha ben diretto il Coro Ars Lyrica che ha dato il massimo
nell’esecuzione del Te Deum alla fine
del primo atto, ricevendo numerosi applausi.
Per
quanto riguarda il cast, Enrique Ferrer (Cavaradossi) ha dato una buona prova
attoriale anche se non sempre la sua vocalità è risultata altrettanto all’altezza
e la stessa cosa si può affermare per Daria Masiero (Tosca), mentre il coreano
Leo An ha dato vita ad uno Scarpia spregevole al punto giusto e con un adeguato
timbro vocale. Ottime le prove dei vari comprimari a partire da Matteo D’Apolito
(Angelotti) che ha ben reso la drammaticità del suo personaggio, Saverio
Pugliese che rende al meglio tutta la bassezza di Spoletta e Donato Di Gioia un
Sagrestano con eccellente presenza scenica. Meritano di essere ricordati: Marco
Innamorati (Sciarrone), Lorenzo Nincheri (un carceriere) e Gaia Niccolai
(pastorello).
Le
foto a corredo dell’articolo sono di © Andrea Simi