Una Tosca ricca di storia dell’arte


di Gabriele Isetto


Ieri sera al Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini di Torre del Lago è andata in scena la prima della Tosca con la regia di Dieter Kaegi. La ripresa di questo allestimento da un punto di vista visivo è estremamente classica sia nelle scenografie di Carlo Centolavigna che nei costumi di Floridia Benedettini e Diego Fiorini realizzati dalla Fondazione Cerratelli.
Differentemente dal solito non proporrò la recensione dello spettacolo ma un articolo incentrato sullo “scrigno” che racchiude l’opera lirica per dimostrare quanto importante sia la conoscenza della storia dell’arte.

La scenografia del primo atto

Centolavigna ha creato una scenografia in cui si nota l’estrema attenzione ai particolari ma soprattutto un chiaro riferimento appunto alla storia dell’arte. L’azione del dramma è ambientata a Roma nel 1800. Il primo atto si svolge all’interno della Basilica di Sant’Andrea della Valle e lo scenografo ci presenta al centro del palcoscenico la riproduzione della volta, soffermandosi sul particolare dell’Assunzione della Vergine (1621-1625) di Giovanni Lanfranco, mentre sulla sinistra è presente l’esatta riproduzione dell’Immacolata Concezione (1678) di Murillo; infine quando Cavaradossi entra in scena, scopre il dipinto che sta realizzando e che raffigura la Maddalena. In essa il pubblico più attento e appassionato di arte può riconoscere la Maria Maddalena (1623-1627 c.a.) di Simon Vouet. La particolarità è che questi ultimi due dipinti in realtà non sono presenti in Sant’Andrea della Valle ma si trovano rispettivamente al Museo del Prado di Madrid e alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma.

La scenografia del secondo atto

Interessante invece la scelta scenografica per il secondo atto che, secondo il libretto, dovrebbe svolgersi a Palazzo Farnese, ma invece presenta una delle Stanze di Raffaello in Vaticano, la sala di Costantino, contraddistinta dagli stupendi affreschi, riprodotti nei minimi particolari, del Battesimo di Costantino (1520-1524) e della Visione della croce (1520-1524).

La scenografia del terzo atto

Infine il terzo atto propone la terrazza di Castel Sant’Angelo dove si svolge il tragico epilogo del melodramma. In questo allestimento fa da padrone sulla scena la riproduzione dettagliata del grande Angelo di Castello (1753) di Peter Anton von Verschaffelt.
Come detto prima, l’altro elemento che rende lo spettacolo molto apprezzato per la sua classicità, sono i costumi realizzati dalla Fondazione Cerratelli e che ha occupato la sartoria per oltre due mesi. Come affermato dal costumista Diego Fiorni, che gentilmente mi ha concesso un’intervista: «è stato svolto un lavoro di ricerca iconografica che ha indagato la Roma primo ‘800 attraverso gli occhi degli artisti dell’epoca che, come Cavaradossi, avevano il compito di immortalare il mondo contemporaneo.»

Il costume di Tosca nel primo atto

Si nota un’attenta cura nei dettagli non solo nei costumi dei protagonisti, ma anche in quelli dei comprimari e del coro. Quello che maggiormente colpisce lo spettatore sono i tre diversi costumi della protagonista. Fiorini ci spiega che: «nel primo atto indossa un abito di grande semplicità e rigore filologico realizzato in preziosa seta color rosso, il colore della passione, perché Tosca è “rossa” appariscente e passionale fin dal suo primo ingresso in scena.

Il costume di Tosca nel secondo atto

Nel secondo atto indossa un costume nero con grandi ricami d’oro, solenne ed elegante come una vera diva dell’epoca, colei che incantò il pubblico riunito a palazzo Farnese. Nel terzo atto invece indossa un abito completamente nero che prefigura il luttuoso epilogo del Barone Scarpia per sua mano.» 
Un vero tuffo nel passato.

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