Le Villi: la prima opera di Puccini in scena a Torre del Lago


di Gabriele Isetto


Venerdì 16 agosto è andata in scena presso il Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini di Torre del Lago, per un'unica data, la prima opera del Maestro composta nel 1883 per un concorso edito da Sonzogno. Il soggetto, tratto dal racconto Le Willis di Alphonse Karr, che a sua volta lo ricavò dal famoso balletto Giselle, narra la tragica storia di Roberto e Anna: i due si devono sposare e per l’occasione il padre di lei, Guglielmo Wulf, organizza una festa di fidanzamento nella Foresta Nera. La ragazza però è angosciata perché il futuro sposo deve partire per Magonza ma egli le promette di tornare presto da lei. All’inizio del secondo atto veniamo a sapere che Roberto si è invaghito di una sirena dimenticandosi di Anna e che la ragazza è morta di dolore. Qui entra in scena l’elemento del fantastico: infatti viene narrata la leggenda (che purtroppo per Roberto si rivelerà essere reale) delle Villi, magiche creature morte di dolore che nelle notti di luna attendono gli uomini colpevoli di averle abbandonate. Questo è il destino di Roberto che viene costretto a danzare fino alla morte insieme al fantasma di Anna.
L’allestimento che è andato in scena del MuPA di Budapest, ha visto alla regia Casba Kàel, famoso sia nel cinema che nel teatro. Sul podio, a dirigere l’Orchestra Excellence 2019, un “elettrico” Alberto Veronesi che ha eseguito tutta l’opera in maniera forte ma senza tradire Puccini.


Ottimo come sempre è stato il Coro del Festival Puccini, anch’esso protagonista della vicenda soprattutto nel finale dell’opera in cui da voce alle Villi, guidato dal maestro Roberto Ardigò.
Leggendo il libretto di Ferdianndo Fontana si nota che Le Villi viene definita un’opera-ballo in due atti, infatti vengono eseguite molte danze e veramente bravo è stato il corpo di ballo Pècsi Ballet, che ha interpretato le magiche creature, danzando sulle belle coreografie curate da Balàzs Vincze. Tutti i ballerino sono presenti per tutta la durata dello spettacolo (un’ora), anche se il libretto nel primo atto non richiede la presenza delle Villi.
Sul palcoscenico solamente tre cantanti i protagonisti: convince il tenore Fabiàn Rodrìguez Lara nel ruolo di Roberto che ha ben interpretato il suo personaggio grazie ad una buona tonalità vocale; non convincente la soprano Dafne Tian Hui nel ruolo di Anna soprattutto nella sua aria del secondo atto «Ricordi quel che dicevi nel mese dei fiori?» mancando totalmente di appoggio e controllo della voce; bravo un giovane Raffaele Raffio nel ruolo di Guglielmo che con la sua vocalità e la sua mimica (aiutato anche dal buon trucco) ha interpretato il ruolo di un padre anziano, anche se nel primo atto la sua voce era a volte coperta dall’orchestra.


Da un punto di vista visivo, questo allestimento è abbastanza semplice e contemporaneo. La scenografia creata da Eva Szendrènyi è simbolica: infatti al centro del palcoscenico è presente un grande albero, che richiama la Foresta Nera, avvolto da una grande impalcatura a due piani. Contemporanei anche i costumi di Kati Zoòb, i migliori senza dubbio quelli del corpo di ballo, in una forte tonalità di verde che ricordano le foglie degli alberi. 
Legata al finale d’opera la composizione per quartetto d’archi Crisantemi, scritta da Puccini in memori di Amedeo di Savoia Duca d’Aosta nel 1890 e sulle cui note ha danzato il corpo di ballo.

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