Il popolo protagonista della Turandot secondo Giandomenico Vaccari
di
Gabriele Isetto
Durante
il 65° Festival Puccini di Torre del Lago non poteva mancare il titolo che
rappresenta l’apice musicale del Maestro: Turandot,
il suo ultimo capolavoro incompiuto e portato a termine dal napoletano Franco
Alfano. Il regista Giandomenico Vaccari ha analizzato il perché Puccini scrisse
quest’opera non basandosi più sulle tradizionali storie, fino ad allora
affrontate, in cui predominava il conflitto uomo-donna; il compositore voleva altro,
essere al passo con i tempi e quindi pone al centro dell’opera il popolo che
storicamente stava diventando sempre più importante, il fulcro su cui ruota il
potere, ed ecco che scatta l’innovazione registica poiché, nel finale
dell’opera, il popolo di Pechino da adorante, è pronto a ribellarsi alla
crudeltà di Turandot per poi abbandonare questo proposito di fronte all’amore
che nasce tra i due protagonisti.
Dopo
un inizio un po’ lento, buona è stata la direzione dell’Orchestra del Festival
Puccini da parte del maestro Marcello Mattadelli che ha saputo dare rilievo
alle arie intramontabili soprattutto nel terzo atto.
Veramente
ottimo si è rivelato il Coro, sempre del Festival Puccini, guidato da Roberto
Ardigò, che ha saputo dare grande risalto, sia da un punto di vista vocale che
scenico, al popolo di Pechino.
Ormai
una presenza certa il tenore franco-tunisino Amadi Lagha la cui voce nel ruolo
del principe ignoto (Calaf) sta acquistando sempre più spessore e vigore. Altra
voce che ha incantato il pubblico ricevendo anche applausi a scena aperta è
stata quella di Valeria Sepe nel ruolo di Liù. Ottima la scelta di Amarilli
Nizza che fin da giovanissima si è cimentata con il repertorio pucciniano e che
ha reso onore al personaggio di Turandot. Buona la prova di tutti gli altri
artisti: Luca Bruno (Ping), Marco Voleri (Pang), Tiziano Barontini (Pong),
Alberto Petricca (L’imperatore), George Anduguladze (Timur) e Claudio Ottino
(Mandarino).
Eccellente
l’aspetto visivo dell’opera con due grandi nomi: Ezio Frigerio ha creato
un’imponente scenografia che rievoca il maestoso palazzo imperiale della Città
Proibita mentre i costumi realizzati da Franca Squarciapino rendono omaggio a
un mondo fiabesco e si vede un lavoro di ricerca da parte della costumista
sulla storia della Cina.
Lo
spettacolo ha avuto un grande successo, con lunghi applausi finali da parte del
pubblico, che hanno richiamato più volte alla ribalta tutti coloro che hanno
collaborato alla realizzazione della messinscena.