Madama Butterfly chiude positivamente la stagione lirica del Teatro Goldoni di Livorno


di Gabriele Isetto


Si è conclusa con la Madama Butterfly di Giacomo Puccini la stagione lirica 2018/2019 del Teatro Goldoni di Livorno. Per questo allestimento curato dalla Fondazione Teatro Goldoni Livorno e dalla Cooperativa Francesco Tamagno-Torino, il Teatro ha “giocato” praticamente in casa affidando la regia ad Alberto Paloscia, direttore artistico della stagione lirica del Teatro stesso.
L’Orchestra Filarmonica Pucciniana ha assolto al suo compito sotto la direzione di Stefano Romani che con nerbo ha reso giustizia alla partitura e anche il Coro Lirico Livornese, guidato dal maestro Flavio Fiorini, non ha sfigurato.


Tutti all’altezza i cantanti che hanno saputo rendere al meglio i personaggi di questa tragedia giapponese, però si sono maggiormente distinti sia per la loro presenza scenica che per il timbro vocale: Giuseppe Raimondo (Pinkerton),  Sivlia Pantani (Madama Butterfly), Laura Brioli (Suzuki) e Sergio Bologna (Sharpless). Bravi anche gli altri componenti del cast: Maria Salvini (Kate Pinkerton), Didier Pieri (Goro), Alessandro Ceccarini (Principe Yamadori), Piermaria Piccini (zio Bonzo), Andrea Marmugi (Yakusidé) e Paolo Morelli (Commissario imperiale).
Buona e convincente la scenografia ideata da Giacomo Callari, che richiama le machiya, le tipiche case giapponesi, sulle cui pareti laterali vengono proiettati elementi simbolici che aiutano sia lo scorrere che la comprensione della vicenda. Sicuramente pregevoli, forse uno degli aspetti migliori, i costumi di repertorio del Teatro del Giglio di Lucca, che ben rappresentavano la dicotomia  tra la tradizione del Giappone ed il mondo americano.


Interessante la scelta registica che, sia nel secondo che nel terzo atto, mette in risalto la figura della donna Butterfly che gradatamente prende coscienza del proprio essere e del proprio amore, prima per un uomo e poi per il figlio che la portano ad una scelta di morte tragica secondo la più classica tradizione giapponese.
Nel complesso uno spettacolo godibile, conclusione di una stagione in cui la Fondazione tanto si è spesa per avvicinare all’opera sempre più pubblico che, anche stavolta ha dimostrato di apprezzare l’allestimento.



Le foto a corredo dell’articolo sono di ©Augusto Bizzi

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