Intervista a Giulio Corso
di Gabriele Isetto
Al
Teatro della Luna di Milano è in scena fino al 2 dicembre Grease, il famoso musical per tutta la famiglia. Per l’occasione,
Giulio Corso, che interpreta il protagonista Danny Zuko, mi ha concesso
un’intervista.
Secondo te quali sono
le caratteristiche che rendono ancora attuale Grease?
Secondo
me Grease resiste al tempo e
all’epoca perché è uno spettacolo che parla della generazione dell’adolescenza
in generale e quindi è facile riconoscerci nei personaggi che attraversano questa
storia. Perché tutti siamo stati adolescenti, tutti lo saremo, l’adolescenza è
un momento fervido.
Come ci si approccia a
un personaggio che sia al cinema che in teatro è stato già interpretato da
attori importanti?
Io
ho una responsabilità nei confronti dello spettacolo che è quella di essere un
buon Danny Zuko, non ho mai cercato di emulare John Travolta che è
straordinario e si è fatto carico di altre responsabilità, che allora era
quella di fare un film. Certo io oggi ho la fortuna di avere un precedente, non
sto facendo nulla di originale, ma a mio modo ho cercato di dare un’impronta
nuova, genuina, fresca alla mia versione di Danny Zuko.
Qual è la differenza
tra la preparazione televisiva e quella teatrale?
Sono
due lavori molto diversi. Al cinema a seconda di qual è il progetto e di com’è
il personaggio, tu non puoi fingere troppo sul personaggio che fai, ad un certo
punto collidono le due cose. Perciò spesso si sceglie un interprete che sia il
più vicino possibile al personaggio che va ad interpretare. A teatro invece non
è escluso che un ragazzo di 40 anni, con una fisicità ancora da giovane attore,
possa interpretare Danny Zuko in teatro perché il lavoro è prettamente fisico e
anche le distanze ci consentono di non soffermarci sui dettagli.
Hai mai pensato di fare
regia teatrale e quale spettacolo ti piacerebbe allestire?
Probabilmente
mi piacerebbe, quando succederà fare qualcosa di originale. Credo molto nella
drammaturgia contemporanea, mi piacerebbe scrivere qualcosa di nuovo, di necessario,
che parli della società e che costringa la gente ad andare a teatro e a vedersi
in quello che sta vedendo. Non escludo anche che potrebbe essere divertente
cimentarsi in un classico, mi piacciono molto Shakespeare, Cechov, Schiller.
Insomma a me il teatro piace.
Qual è il tuo libro
preferito e perché?
Questa
è una bella domanda. A me piace molto Il
negro del “Narciso” di Joseph Conrad. È un romanzo che parla di una nave e
di un equipaggio che viaggia per una spedizione mercantile in mare e c’è un
uomo di colore, un omone enorme, che ad un certo punto si ammala e che diventa
un fardello per tutto l’equipaggio però tutti, piuttosto che buttarlo in mare
come si usava, preferiscono tenerlo dentro ognuno per le proprie ragioni.
Secondo me, è un romanzo che parla più di quanto noi non vediamo di com’è la
società.
Progetti futuri?
Uscirà
al cinema un film che si intitola Soledad
un film di una regista argentina.