Finalmente il Sì di Pietro Mascagni torna a Livorno
di Gabriele Isetto
Al
Teatro Goldoni di Livorno è andata in scena, dopo vent’anni di assenza dalla
città, una rarità del repertorio musicale italiano: l’operetta Sì composta da Pietro Mascagni. L’ultima
rappresentazione infatti risale al 1996 quando venne allestita al Teatro La
Gran Guardia, purtroppo oggi non più in attività.
La
regista Vivien Hewitt ha fatto un ottimo lavoro mettendo in scena questa
“chicca” di Mascagni, la cui trama prende spunto da un’altra operetta: La duchessa del Bel Tabarin. La vicenda
racconta del Duca di Chablis (interpretato da un eccellente Fabio Armiliato,
famoso tenore che si è esibito nei più importanti teatri italiani ed esteri)
che per entrare in possesso di un’eredità si deve sposare. Propone quindi alla
diva delle Follies-Bergère soprannominata
Sì, perché non dice mai di no (una perfetta Alessandra Rossi, per la seconda
volta protagonista dopo il 1996) di diventare sua moglie e quest’ultima
accetta. Il Duca però nel frattempo si innamora della bella Vera (Anastasia
Bartoli, che ha dato vita al suo personaggio in maniera elegante e
convincente). Come andrà a finire questo triangolo amoroso? Lo scoprirete
andando a teatro.
Non
trattandosi di un vero e proprio melodramma ma di un’operetta, si segue in
maniera piacevole, anche perché alterna sia il recitativo che il cantato, con
un buon risultato da parte dei cantanti che come ha affermato Vivien Hewitt «Ho
voluto che i cantanti lavorassero molto sulla recitazione».
La
partitura è stata ben eseguita dall’Orchestra della Toscana sotto la direzione
del maestro Valerio Galli, che ha eseguito una musica vivace e molto
orecchiabile, soprattutto nelle parti inerenti all’eccellente Coro guidato da
Luca Stornello.
Non
solo è piacevole la trama di questo spettacolo, ma è stato anche piacevole e
azzeccato l’aspetto visivo: la ricca scenografia ideata da Giacomo Callari
esprime perfettamente il mondo parigino in cui l’opera si svolge: un ufficio
postale per il primo atto con un gigantesco telegrafo; il locale delle Follies-Bergère con la Torre Eiffel
sullo sfondo per il secondo atto; un’elegante arredo per il castello di Chablis
nell’ultimo atto. Anche i costumi, della stessa regista, dicono tutto:
l’elegante moda francese anni Venti.
Il
successo di questo spettacolo è
assicurato, e meriterebbe di fare un tour
anche in altri teatri italiani, per far conoscere questo capolavoro
mascagnano rimasto però di nicchia. Da segnalare la presenza in sala della
famosissima soprano,ed oggi sovrintendente della Fondazione Arena di Verona,
Cecilia Gasdia che non ha fatto mancare il suo applauso agli artisti.
Le foto a corredo dell'articolo sono di © Augusto Bizzi