Intervista a Francesco Mastroianni e Giorgio Adamo
di Gabriele Isetto
Francesco, quanto senti il peso di un personaggio come quello di Caifa?
Francesco Mastroianni (a sinistra) e Giorgio Adamo (a destra) |
Sabato
13 e domenica 14 ottobre 2018 sul palcoscenico del Teatro Goldoni di Livorno è
in scena il musical dei musical: Jesus
Christ Superstar, con la regia di Massimo Romeo Piparo. Per quest’occasione
due dei protagonisti Francesco Mastroianni (Caifa) e Giorgio Adamo (Simone) mi
hanno gentilmente concesso un’intervista.
Francesco, quanto senti il peso di un personaggio come quello di Caifa?
Sicuramente,
soprattutto all’inizio, ho avvertito lo scontro con un’età scenica che non era
la mia perché Caifa, essendo un gran sacerdote, non è anziano, ma non è nelle
corde di un 23enne come quando ho iniziato, quindi ho lavorato molto su questo
sentirmi più maturo, perché avvertivo
molto il peso della maturità del personaggio. Questa è la quinta stagione per
me di Jesus, per quanto rimane sempre
dura da sostenere, ci ho preso abbastanza le misure non dico che sia semplice
ma è già più “comodo”.
Come vi siete sentiti
al debutto di questo spettacolo, cantando al fianco di Ted Neeley? E cosa avete
appreso da lui?
Francesco: Per
me Ted è stato un esempio da guardare in “sordina”, vedere come si muove sul
palco e fuori, e anche per delle cose che poi mi ha detto di persona, da lui c’è sempre da imparare. Ha una grande
dedizione e una disciplina interiore che è invidiabile. È un esempio sia nei
consigli che ti dà, che nei fatti.
Giorgio: Per
me è stato come il coronamento di un sogno perché calcola che ho speso davvero
tanto tempo del mio percorso artistico dato che Jesus Christ Superstar è stato uno dei primi lavori. Mi ha avvicinato
al mio percorso nel teatro musicale e quindi Ted Neeley è stato uno di quei
punti di riferimento che mi hanno aiutato davvero a tirare fuori una certa
emotività. Ho versato tante lacrime guardando i video di Gethsemane cantati da Ted Neeley nella mia crescita artistica, e
adesso trovarmi lì al suo fianco per me è stato qualcosa di indescrivibile.
Quando vedeste il film
per la prima volta avreste mai pensato un giorno di far parte del musical?
Giorgio: Assolutamente
no.
Francesco:
Non era immaginabile una cosa simile.
Giorgio: Come
fai a pensare soltanto che ti possa capitare una cosa del genere.
Oltre al teatro, quali
sono i vostri interessi?
Francesco: Cerchiamo
di far sì che il teatro non sia un interesse, proviamo a farne un lavoro,
perché ci proviamo a vivere di questo, per quanto sia incostante. Credo che sia
io che Giorgio abbiamo la musica intesa come scrittura che ci accomuna.
Giorgio: Non
ci hai preso a caso insieme. Proprio pochi giorni fa eravamo insieme a
scambiarci un po’ di punti di vista, composizioni ecc.
Francesco: Componiamo
io e l’amico qua. (ride)
Giorgio:
Ce la caviamo insomma.
Francesco:
Io invito a vedere il video La Bomba di
Giorgio Adamo perché è veramente una “bomba”. Certe cose vanno condivise quando
meritano.
La letteratura vi
interessa? C’è un libro che vi ha colpito particolarmente?
Giorgio: A
me piace molto scrivere. Scrivo anche molta narrativa, racconti brevi, ma non è
una cosa che faccio uscire fuori in maniera così naturale, al pubblico, mi
costa tanto in quanto è una cosa molto elevata. Darsi un appellativo di
scrittore mi sembra sempre di essere blasfemo. Rispetto a quello che scrivo leggo
poco, anche se mi piace molto e ci sono sicuramente alcuni titoli che mi
piacciono tanto come Oceano mare di
Alessandro Baricco, mi piace andarlo a rileggere ogni tanto, ci sono
determinate citazioni che mi fanno riscoprire il mio profondo.
Francesco: Anche
a me piace scrivere, forse come Giorgio scrivo di più di quello che leggo. Preferisco
scrivere più che racconti in se per se, idee e concetti che spesso sono
finalizzati con l’idea di partenza di finire sul palcoscenico o un film. Mentre
per quanto riguarda la letteratura sicuramente un libro che mi colpì molto, è
da quando ho 11 anni che me lo porto dietro, fu Notre Dame de Paris di Vicotr Hugo, che tutti conoscono anche
grazie al musical e al lungometraggio Disney. Però il libro di Hugo è veramente
“personale” mi colpì molto, come pochi libri mi hanno colpito in quel modo lì.