Intervista a Simone Dini Gandini
di Gabriele Isetto
Martedì
15 maggio 2018 è andato in scena, nell’ambito del progetto “Puccini a scuola”,
all’Auditorium Enrico Caruso, collocato nel foyer
del Gran Teatro Giacomo Puccini di Torre del Lago, la commedia musicale in
un atto L’incredibile giornata di
Federico e l’allodola scritta da Simone Dini Gandini, futura promessa del
territorio versiliano, che per l’occasione mi ha concesso un’intervista.
Com’è
nata la tua passione per il teatro?
E’ nata un po’
casualmente come per la grande maggioranza delle cose che mi sono successe in
questi ultimi anni. Io sono nato a Torre del Lago e Puccini l’ho sempre sentito
vicino, mia nonna cantava le arie quando stendeva i panni e quando poi, durante
gli anni dell’università ho fatto lo stage qui a Torre del Lago, ho toccato con
mano il teatro, il dietro le quinte, e da lì mi sono innamorato del teatro.
Per quanto riguarda
invece la scrittura teatrale è nata quasi contemporaneamente a quella della
narrativa e poco dopo che era uscito il mio primo libro mi trovavo qua. Questo
spettacolo è nato nel 2015 ed è stato scritto appositamente per il coro di voci
bianche dell’Opera di Santa Cecilia e del Teatro del Giglio di Lucca. Grazie al
progetto scuole quest’anno c’è stata la possibilità di rimetterlo in scena con
un nuovo allestimento che è un mix tra il primo e il secondo allestimento
andato invece in scena al Del Verme lo scorso anno nell’ambito della rassegna I
Piccoli Pomeriggi Musicali.
In
quanto scrittore preferisci la letteratura o la scrittura per il teatro?
Sono due cose molto
diverse ma anche molto simili. La scrittura di un libro deve avere delle
caratteristiche specifiche e uno spettacolo teatrale deve averne altre. Una
cosa che mi ha lasciato per ora un po’ l’amaro in bocca e un po’ la voglia di
continuare, è che lo spettacolo teatrale è una grossa rincorsa verso la messa
in scena e poi tutto quel lavoro che hai fatto per settimane evapora. Sono
quelle domande che ti mettono in difficoltà.
Puoi
parlarmi del testo di Federico e
l’allodola e perché hai scelto proprio questo argomento?
Questo spettacolo è
tratto da un racconto inedito che io avevo scritto qualche tempo fa in
occasione degli 80 anni della morte di Federico Garcia Lorca, fucilato dai
franchisti durante la guerra civile spagnola nell’agosto del 1936. Quando ci è
stato chiesto, io avevo già questo testo pronto e lo spettacolo sarebbe andato
in scena nel 2016 quindi s’incastravano bene come date e come ricorrenze.
Perché uno scrive uno spettacolo su Federico Garcia Lorca e lo scrive per bambini?
E’ una questione personale. A me Lorca come poeta mi piace molto e mi ha molto
colpito il suo impegno a favore dei bambini e così mi sono sentito sulla scia
che lui aveva aperto.
Com’è
nata la tua collaborazione con il Festival Pucciniano?
Con loro è nata anni fa
quando sono venuto a fare lo stage. Collaboravo con la signora Alessandra dell’ufficio
stampa, sono rimasto qui un po’ di stagioni e dopo, però siamo rimasti sempre
in contatto. Questa collaborazione è nata nell’ottica di una collaborazione più
ampia perché noi stavamo parlando di uno spettacolo che andrà in scena il 22 dicembre
probabilmente qui a Torre del Lago e il 23 dicembre al Del Verme, dedicato a
Giacomo Puccini per il 160 anni della nascita.
Oggi
è molto difficile, soprattutto per un giovane, approcciarsi al mondo del teatro
e della cultura in generale. Che consiglio puoi dare ai giovani?
Io di consigli non ne
posso dare a nessuno perché sono agli inizi. Sono sempre pronto a ricevere i
consigli perché voglio imparare tutto quello che gira intorno allo spettacolo.
Lavorare oggi nella cultura è molto difficile perché è tutto il sistema cultura
che è in grande difficoltà, però credo che là dove ci siano grandi momenti di
crisi ci siano anche grandi opportunità nel senso che bisogna riuscire a fare
bene con poco, a essere molto elastici. Bisogna arrangiarsi, fare qualcosa con
poco, cercare opportunità.
Oltre
alla scrittura quali altre passioni hai?
Il discorso della
scrittura la vedo come un grande insieme che poi si sviluppa attraverso
differenti mezzi, perché la scrittura, il discorso di autore è più complesso.
Ci sono differenti autori ma quello che fa la differenza non è l’ottica
dell’autore ma tu che crei una storia, che deve trasmettere qualcosa o che
prova a scuotere qualcosa. Questa è l’idea complessiva che ho io della
scrittura. Altre passioni, gli amici, la ragazza, i miei giri.
Progetti
futuri?
La bellezza di questo mestiere è l’imprevedibilità nel
senso che da ogni progetto ne nasce sempre un altro e questo è molto bello
perché hai sempre qualcosa di nuovo. Per quanto riguarda i libri sono fuori con
il mio ultimo libro che mi porterà in giro anche nelle prossime settimane, sarò
fuori tutto il mese. Ho un altro libro in uscita a settembre e forse un paio di
nuovi spettacoli per il prossimo anno.